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Non é un paese per giovani di Elisabetta Ambrosi e Alessandro Rosina

a cura di in data 30 Dicembre 2009 – 12:01

Non é un paese per giovani.

L’anomalia italiana: una generazione senza voce

di Elisabetta Ambrosi e Alessandro Rosina

E’ comparsa un’analisi attenta, precisa, chiara dell’attuale condizione giovanile italiana, della generazione dei trentenni, della loro particolare situazione, della loro vita, l’hanno compiuta Elisabetta Ambrosi, giornalista e studiosa di fenomeni sociali, e Alessandro Rosina, docente universitario ed autore di saggi sulla famiglia e sui rapporti tra generazioni. Sono gli autori del breve volume edito ora da Marsilio, nella serie i Grilli, e intitolato “Non è un paese per giovani” (L’anomalia italiana: una generazione senza voce). Nel saggio si dice dei giovani italiani dei nostri giorni senza trascurare di richiamarsi a quelli del più immediato passato ed agli altri di altri paesi. E’ un lavoro ordinato, ampiamente documentato, un lavoro che denota competenza, capacità di organizzazione e distribuzione del materiale, doti espositive. L’opera informa con facilità il lettore circa argomenti che gli mancavano o dei quali aveva un’idea poco chiara, gli fa conoscere, gli spiega perché in Italia si vive oggi in una situazione d’immobilità, di mancata azione nonostante i numerosi problemi privati e pubblici, individuali e sociali, presenti ormai da tempo e volti ad aggravarsi. La famiglia, la scuola, la politica, l’economia, la giustizia, la cultura, la stampa sono in crisi e soprattutto i giovani dovrebbero preoccuparsi anche perché ne risentono per la loro occupazione, per il loro lavoro. Gli attuali trentenni incontrano serie difficoltà ad affermarsi, inserirsi, svolgere una mansione qualunque titolo abbiano. In effetti in Italia il lavoro manca ma il problema più grave, notano Ambrosi e Rosina, è quello dei giovani che si sono adattati, rassegnati alla situazione, non agiscono per cambiarla, non si uniscono per perseguire intenti comuni, non fanno del mancato lavoro uno di questi ma rimangono isolati, rinunciano all’impegno, alla lotta e si rifugiano nel privato proprio o della propria famiglia. Trasformano questo nel loro mondo, lo caricano d’importanza fino a considerarlo unico e ad escludere ogni altro presente o futuro. Non sembrano giovani quelli italiani d’oggi poiché niente hanno del fervore, dell’entusiasmo, del coraggio, dell’audacia, delle aspirazioni che caratterizzano l’età giovanile, niente si propongono per il loro avvenire. Fino alla generazione precedente, quella degli attuali sessantenni, giovinezza ha significato spirito di novità, di cambiamento, di rivolta. E’ stata la generazione che ha prodotto il ’68, ha voluto ed ottenuto un mondo nuovo, il mondo dell‘ “uomo che viaggia in aereo, sale sull’Everest, trapianta il cuore, cammina sulla luna”. Si è poi fermata, quella generazione, su quanto raggiunto, lo ha difeso fino ad impedire agli altri di accedervi. Questo pure è un ostacolo che ora esiste per gli attuali trentenni soprattutto italiani, per la loro realizzazione. Ma essi non s’impegnano per rimuoverlo, non lottano insieme per cambiare lo stato delle cose: lo vogliono dimostrare, col loro lavoro, i due autori, vogliono accusare d’inerzia, pigrizia, mancata responsabilità i giovani d’Italia, vogliono indicarli tra i peggiori del mondo, dimostrare che quella italiana è una società priva di giovinezza e di quanto essa sempre ha comportato come la ricerca di un futuro migliore.
Mai era stato così in Italia, mai così imprevedibile, così oscuro era comparso il destino della nazione!
Da apprezzare l’opera di Ambrosi e Rosina perché capace di muoversi con facilità e chiarezza tra problemi complessi, di collegare privato e pubblico, particolare e generale senza confondere o alterare i due ambiti, e soprattutto perché segnala le colpe, denuncia i responsabili di un fenomeno così grave. Lo fa con il coraggio di chi sa di essere vero, giusto e da qui si attende un qualche risultato.

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