Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 29 novembre ore 16.30 a Pontremoli
24 Novembre 2024 – 21:44

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 29 novembre ore 16.30
Pontremoli – Centro ricreativo comunale
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro …

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Giorgio Pagano presenta “Sao Tomé e Principe – Diario do centro do mundo” a Savona Venerdì 19 maggio ore 18 Libreria Ubik

a cura di in data 17 Maggio 2017 – 21:57
Invito 19 maggio Savona

Invito 19 maggio Savona

Giorgio Pagano presenta
Sao Tomé e Principe – Diario do centro do mundo
Venerdì 19 maggio ore 18
a Savona – Libreria Ubik

Il libro di Giorgio Pagano “Sao Tomé e Principe – Diario do centro do mundo”, dopo le presentazioni alla Spezia, Sarzana, Lerici, Firenze, Genova, Milano, Lucca, Pontremoli e Roma, sarà presentato anche a Savona.
L’iniziativa, organizzata dall’Associazione Januaforum, dalla Libreria Ubik e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, si terrà venerdì 19 maggio alle ore 18 nella Libreria Ubik (Corso Italia, 116 R). Interverranno il Presidente di Januaforum Alberto Rizzerio e don Paolo Farinella, parroco di San Torpete. Sarà presente l’autore.
Giorgio Pagano è stato il primo Presidente dell’Associazione Januaforum. Il modello di cooperazione sperimentato a Sao Tomé e Principe tra 2015 e 2016 e teorizzato nel libro ha radici nell’esperienza e nell’elaborazione della cooperazione ligure, da tempo tesa a superare l’assistenzialismo e a dare centralità sia al ruolo dei territori e degli Enti locali che a quello delle imprese.

“La mia esperienza a Sao Tomé e Principe -spiega Pagano- è l’esempio di una visione della cooperazione che non si riduce agli aiuti ma tende a far sì che le persone non siano assistite ma autonome, capaci di battersi per autogovernare le proprie vite, per e con gli altri; e che tende a costruire e a potenziare le strutture istituzionali, economiche e civili decentrate, che sono decisive perché le persone possano realizzarsi”. Nel libro è centrale inoltre la riflessione sul modello di sviluppo africano. Secondo l’autore “il rapporto tra cooperazione internazionale e internazionalizzazione delle imprese è decisivo, ma c’è bisogno di imprese straniere non predatrici ma responsabili sul piano sociale e ambientale, rispettose dell’identità dei luoghi… la progettualità che abbiamo messo in campo a Sao Tomé e Principe stimola l’arrivo di imprese di questo tipo, nella pesca come nell’agricoltura o nel turismo”. Le imprese straniere devono collaborare con le imprese locali, perché “l’innovazione va portata dal di fuori ma al tempo stesso va fatta nascere dal di dentro, supportando le persone nei cambiamenti e suscitando la loro creatività”.

Il libro, edito dalle Edizioni Cinque Terre, contiene il Diario dell’esperienza di Pagano a Sao Tomé e Principe, il saggio introduttivo “La ‘nostra’ Africa” e i capitoli “Dalla cooperazione tra Comuni al partenariato tra comunità”, “Italia Mediterraneo Africa” e “L’esempio”. Il libro, che ospita la Prefazione del professor Gian Paolo Calchi Novati e un contributo di Mario Giro, Viceministro agli Affari Esteri, è inoltre un reportage fotografico sulle “isole al centro del mondo”, con 115 immagini.


Giorgio Pagano ha presentato il suo libro “Sao Tomé e Principe – Diario do centro do mundo” a Savona, introdotto da Alberto Rizzerio, Presidente di Januaforum, e da don Paolo Farinella.
Per Rizzerio il libro di Pagano è “il racconto di un Paese bellissimo e poverissimo”, ma anche “una riflessione sulla cooperazione internazionale, che deve essere inclusiva e coinvolgere gli africani come protagonisti”, nonché dar vita a un “partenariato tra Europa e Africa, con un ruolo anche per le nostre imprese”. In questo modo la cooperazione diventa sempre più “motore di sviluppo per i nostri territori”.
Per don Farinella “l’’Africa è la chiave di salvezza dell’occidente, se abbiamo abbastanza intelligenza da leggere ciò che sta accadendo in un contesto ampio, storico, economico e antropologico: nulla nella storia è separato, ma tutto si tiene insieme per causalità e per conseguenze”. Dopo lo schiavismo e il saccheggio delle materie prime a opera del colonialismo, “oggi l’Africa presenta il conto, con gli immigrati presenta un conticino per solo antipasto perché il conto finale deve ancora arrivare”. “Vi sembrerà strano -ha proseguito il parroco di San Torpete- ma il futuro dell’Europa è l’Africa: oggi noi europei dobbiamo uscire dai nostri confini e possiamo -dobbiamo- ritornare in Africa, perché per uscire dalla crisi bisogna uscire, non per invadere o imporre, ma per incontrarsi e condurre insieme progetti di sviluppo sostenibile per gli uni e gli altri”. “Leggendo il libro e guardando le foto, che sono parte integrante della cooperazione e della storia progettuale che Giorgio Pagano vuole comunicare -ha concluso Farinella- mi veniva spesso in mente Giorgio La Pira che, da sindaco -anche lui- di Firenze negli anni ’50 del secolo scorso aveva dato vita ai ‘Colloqui del Mediterraneo’ e nel 1958 riuniva tutti i sindaci del Mediterraneo europeo, africano e asiatico per impostare un progetto paritario finalizzato alla pace, allo sviluppo e ai diritti dei singoli e dei popoli”.
Infine l’autore, secondo cui l’Africa è sempre più “nostra”. Le migrazioni, la globalizzazione e la crisi economica, il terrorismo jihadista: tutto spinge -ha detto Pagano- a superare i confini, a rendere permeabili le frontiere, a unire Europa e Africa”. Queste le sue parole: “L’Europa non può più essere altra rispetto all’Africa, e viceversa: i destini sono interconnessi, il rapporto è e sarà sempre più stretto, tra grandi difficoltà e altrettanto grandi opportunità. Troppe sono le cause comuni che ci interpellano. L’Africa è il nostro grande Sud, l’Europa è il grande Nord dell’Africa. L’Africa non è un groviglio di problemi da cui stare lontani, è una grande occasione. E’ una terra giovane, con un’età media di vent’anni, ed è un grande laboratorio di idee. Quando partecipavo alle assemblee e ai ‘tavoli’ di discussione a Lembà, mi domandavo: ma non c’è più entusiasmo, più dinamismo, più creatività qui, in questa terra così misera, che non nelle assemblee della ‘vecchia’ Italia e della ‘vecchia’ Europa? La verità è che l’Africa è un continente con risorse umane di cui abbiamo bisogno. Così come loro hanno bisogno di noi. Le migrazioni saranno sempre più ‘circolari’: loro continueranno a venire da noi, ma vorranno anche tornare nei loro Paesi; e noi andremo sempre più da loro, perché l’Africa è un continente bellissimo e ricco di cultura, perché è l’unico che ha terre agricole da coltivare (non da accaparrare con il “land grabbing”), perché ha bisogno della nostra intrapresa, nel campo delle energie rinnovabili come in quello delle infrastrutture”.

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