Gian Paolo Calchi Novati discute di “Primavere e inverni arabi: il ruolo dello Stato, il fondamentalismo, gli scenari nazionali e internazionali”
Gian Paolo Calchi Novati discute di
“Primavere e inverni arabi: il ruolo dello Stato, il fondamentalismo,
gli scenari nazionali e internazionali”
Lunedì 12 dicembre
ore 10,30 Auditorium del Liceo Pacinotti
ore 17 Sala consiliare del Comune di Monterosso
L’Africa è al centro delle prossime iniziative dell’Associazione Culturale Mediterraneo.
Lunedì 12 dicembre il professor Gian Paolo Calchi Novati, dell’Università di Pavia, terrà due conferenze sul tema “Primavere e inverni arabi: il ruolo dello Stato, il fondamentalismo, gli scenari nazionali e internazionali”: alle 10,30 nell’auditorium del Liceo Pacinotti, alle 17 nella Sala consiliare del Comune di Monterosso.
Il Medio Oriente e il Nord Africa sono in rivolta dalla fine del 2010. Le diverse sollevazioni hanno avuto diversi risultati nei Paesi attraversati dalle proteste contro i regimi. In Tunisia c’è una difficile transizione verso la democrazia, in Egitto i militari si sono ripresi il potere dopo una breve parentesi di governo dei Fratelli Musulmani, in Libia, Yemen e Siria infuria la guerra.“Il sogno delle Primavere arabe, non è del tutto svanito”, sostiene il presidente di Mediterraneo Giorgio Pagano. L’esempio positivo, “è la Tunisia” e le sue forze politiche “che hanno indicato la strada giusta per il cambiamento, per la democrazia e lo sviluppo del Paese, la strada della tolleranza e reciproco riconoscimento tra uomini di diversa fede”.
Le iniziative, che fanno parte del progetto “Mediterraneo diviso. Prove di dialogo”, si svolgono in collaborazione con il Parco Nazionale delle Cinque Terre, il Comune di Monterosso e il Liceo Scientifico Pacinotti.
Giorgio Musso, docente all’Università di Perugia, è stato il protagonista delle ultime due iniziative del progetto “Mediterraneo diviso. Prove di dialogo”, organizzate dall’Associazione Culturale Mediterraneo in collaborazione con il Parco Nazionale delle Cinque Terre, il Comune di Monterosso e il Liceo Pacinotti. Musso ha sostituito il professor Gian Paolo Calchi Novati, di cui è stato allievo, impossibilitato a partecipare per motivi di salute.
Il tema affrontato, prima al Liceo Pacinotti, poi nella sala consiliare del Comune di Monterosso, è stato “Primavere e inverni arabi: il ruolo dello Stato, il fondamentalismo, gli scenari nazionali e internazionali”.
Musso è partito dalla fine della “guerra fredda” tra Usa e Urss: “prima ogni Paese del mondo, anche nel Medio Oriente e in Africa, era legato a una delle due superpotenze, e ciò garantiva la stabilità”. Il crollo dell’Urss ha portato all’instabilità. Nel 2003 l’Iraq invase il Kuwait, e gli Usa intervennero “fatto che prima non sarebbe stato possibile”. “Iniziò uno sconvolgimento nella regione, che dura fino ai nostri giorni… anche il fondamentalismo islamico nacque in quegli anni”. In Egitto, Libia e in tutti i Paesi della sponda sud del Mediterraneo c’erano regimi dittatoriali, “sostenuti dall’Occidente per mantenere la stabilità, cioè la sicurezza di Israele, il controllo delle frontiere e la continuità degli approvigionamenti energetici”. “A noi andava bene così -ha continuato Musso- perché l’alternativa erano elezioni libere con la vittoria degli islamisti”. Ma “questi Paesi portavano al loro interno i semi dell’autodistruzione”. La crisi economica del 2008-2009 colpì anche questi Paesi, accrescendo la disoccupazione e le diseguaglianze sociali e geografiche: “le primavere arabe e il crollo dei dittatori furono ineluttabili”. Oggi la situazione, a sei anni di distanza, è molto variegata: “Marocco e Giordania non hanno mutato regime grazie alle concessioni fatte dalle classi dirigenti al potere, la Tunisia ha cambiato regime ed è al centro di una complessa transizione alla democrazia, in Egitto sono tornati i militari, in Libia e Siria c’è la guerra civile”. “Non possiamo guardare alla storia con gli occhi della cronaca -ha ammonito Musso- perché i processi storici sono molto lunghi… occorre tempo, basti pensare a quanto tempo è servito perché la democrazia si consolidasse in Europa dopo il 1789 e il 1848”. Non si può tornare indietro, perché “le società sono cambiate, c’è una spinta all’autodeterminazione delle persone che non può essere fermata”. Il “sogno delle primavere arabe non è svanito”: molto dipende dalle forze presenti in quei Paesi, e molto da noi: “ma l’Europa dovrebbe sapere chi è e che cosa vuole”.
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