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14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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“Diritto di restare, diritto di migrare. Quale rapporto tra Europa e Africa” – Giovedì 13 aprile ore 17 CAMeC

a cura di in data 10 Aprile 2017 – 21:25
Invito 13 aprile

Invito 13 aprile

Diritto di restare, diritto di migrare.
Quale rapporto tra Europa e Africa

Giovedì 13 aprile ore 17 CAMeC
Incontro promosso da Mediterraneo, Nautilus e Caritas

Giovedì 13 aprile alle ore 17 al CAMeC l’Associazione Culturale Mediterraneo, l’Associazione Nautilus e la Caritas Diocesana organizzano l’incontro sul tema “DIRITTO DI RESTARE DIRITTO DI MIGRARE. QUALE RAPPORTO TRA EUROPA E AFRICA”. Interverranno: GIORGIO PAGANO, cooperante, autore di “Sao Tomé e Principe – Diario do centro do mundo”; VIMAL CARLO GABBIANI, presidente dell’Associazione Nautilus; DON LUCA PALEI, direttore della Caritas Diocesana La Spezia – Sarzana – Brugnato, e MADIAW NGOM, rappresentante della Comunità senegalese.
Secondo gli organizzatori va tutelato il diritto degli africani di restare nella terra in cui sono nati, con politiche di cooperazione internazionale che prevengano le migrazioni forzate. Ma va garantito anche il diritto di migrare, soprattutto nel momento in cui i cambiamenti climatici, oltre che le emergenze politiche, sociali ed economiche, provocano flussi forzati. Sono fenomeni che possono essere governati solo con una visione lungimirante e con il senso alto di una politica intesa come incontro, solidarietà, stare insieme. Una politica fondata su un nuovo rapporto tra Europa e Africa: tutto spinge infatti a superare i confini, a rendere permeabili le frontiere, a unire Europa e Africa. I destini sono interconnessi, il rapporto è e sarà sempre più stretto, perché troppe sono le cause comuni che ci interpellano: l’Africa è il nostro grande Sud, l’Europa è il grande Nord dell’Africa. L’Africa non è un groviglio di problemi da cui stare lontani, è una grande occasione. La visione lungimirante di cui c’è bisogno deve accompagnare all’opera di accoglienza e di integrazione di chi è costretto a fuggire l’opera per eliminare alla radice i fenomeni che sono alla base di questa fuga: le guerre, la fame, il cambiamento del clima. L’incontro approfondirà entrambi i campi d’azione, attraverso le testimonianze di persone impegnate sia nell’accoglienza che nella cooperazione internazionale in Africa.

L’intreccio tra cooperazione internazionale in Africa e accoglienza in Italia e in Europa degli africani costretti a migrare è stato il filo conduttore dell’iniziativa “Diritto di restare diritto di migrare. Quale rapporto tra Europa e Africa”, organizzato dall’Associazione Culturale Mediterraneo, dall’Associazione Nautilus e dalla Caritas Diocesana.

Vimal Carlo Gabbiani, Presidente di Nautilus, si è soffermato sulla realtà africana e sulle sue tante facce: crescita economica ma anche povertà e diseguaglianze, democrazia ma anche corruzione. Tante Afriche piuttosto che una sola Africa. Alla cooperazione e all’accoglienza, ha affermato, “ci spingono motivi etici ma anche interessi strategici ed economici”.

Giovanni Pontali, che ha sostituito don Luca Palei, impegnato nelle funzioni del Giovedì Santo, e Madiaw Ngom hanno raccontato l’esperienza di accoglienza della Caritas, basata su “un approccio flessibile, differenziato rispetto alle esigenze delle persone” e sull’impegno “a iniziare un percorso con i migranti, che parta dall’insegnamento della lingua e poi dalla formazione a un mestiere”. L’agricoltura e la manutenzione del territorio, hanno spiegato, sono la grande area in cui inserire nel lavoro i migranti, come insegna l’esperienza della costruzione dei muretti a secco di Manarola.

Giorgio Pagano, Presidente di Mediterraneo, cooperante e autore di “Sao Tomé e Principe – Diario do centro do mundo”, si è soffermato sul progetto di costruzione partecipata del Piano di sviluppo sostenibile del Distretto di Lembà, il più povero di Sao Tomé e Principe: “Abbiamo indicato un’altra via di sviluppo rispetto a quella pensata dai Governi nazionali negli scorsi anni, una via innovativa imperniata non sul petrolio ma sull’agricoltura, la pesca e l’ecoturismo: in questo modo l’Africa diventa soggetto protagonista e non oggetto passivo della politica”. Sull’accoglienza Pagano ha detto che “occorre evitare la guerra tra poveri”: “nessuno deve poter pensare che a chi viene da lontano vengano dedicate più risorse e attenzioni rispetto a chi è sempre stato qui o è qui da tempo… serve un piano che metta tutti in grado di accedere a una nuova cittadinanza, garantendo standard minimi per casa, lavoro, servizi: vanno rivisti a fondo i criteri distributivi e le politiche del welfare, per dare giustizia nel nuovo contesto”. Bisogna, inoltre, “intendersi su che cosa significa accogliere: non vuol dire solo aprire le porte a chi cerca la propria salvezza nei nostri Paesi, offrire loro tetto e cibo, costringerli a un ozio forzato mantenuti dallo Stato, per poi abbandonarli alla clandestinità: cioè quello che tanto fa arrabbiare chi accanto a loro fatica ogni giorno a sbarcare il lunario… Accogliere vuol dire anche inserire i nuovi arrivati in una rete di rapporti sociali che li metta in condizione di rendersi autonomi, di lavorare, di andare a scuola, di imparare le nostre regole ma anche di trasmettere la loro cultura; e di organizzarsi per contribuire a creare le condizioni di un ritorno per chi lo desidera, e sono molti!, nel Paese da cui sono dovuti fuggire. Proprio per questo l’esperienza di Manarola è davvero emblematica”.

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