La Resistenza a Lerici /2
La tipografia clandestina “in un posto delizioso in una piccola valle del Monte Rocchetta”
Lerici In 1° ottobre 2023
Dopo la caduta di Mussolini, nei quarantacinque giorni del governo Badoglio (25 luglio-8 settembre 1943) una parte dei confinati politici fu liberata.
Il “Telegrafo” del 26 agosto 1943 pubblicò una bella notizia per l’antifascismo lericino:
“Dal confino politico all’isola di Ventotene hanno fatto ritorno Roncallo Colombo, da Lerici, e l’operaio arsenalotto Lupi, che per due volte erano stati inviati al confino per l’avversione al passato regime”[1].
Qualche giorno dopo lo stesso giornale diede invece una notizia molto triste:
“Da cittadini italiani, rimpatriati recentemente dalla Francia, si è appreso del decesso, avvenuto a Parigi, dell’on. Bacigalupi, deputato socialista, residente con la famiglia, prima dell’arresto, alla Serra di Lerici”[2].
Peccato che la prima notizia non corrispondesse al vero. Intanto, prima dell’arresto, Lupi lavorava non in Arsenale ma alla Sias, una società di impianti di alta precisione situata vicino all’ospedale, dove si costruivano automatismi per la carica rapida dei cannoni navali e centrali di tiro per gli incrociatori. In precedenza aveva lavorato, giovanissimo, al Cantiere Muggiano, poi all’OTO Melara, quindi in un’officina meccanica alla Scorza. Inoltre Lupi non era a Ventotene ma nell’isola di San Nicola, alle Tremiti, e poi fu trasferito sulla terraferma a Lucera (Foggia). Ma, soprattutto, dopo il 25 luglio non fu liberato, a differenza di altri. Fece lo sciopero della fame e uscì dal carcere solo l’11 settembre. Dopo un viaggio di quindici giorni a piedi, poi in treno, tra mille insidie, Lupi tornò a Lerici solo in ottobre. Leggiamo una parte di una sua testimonianza, rilasciata nel 1964: un dattiloscritto dal titolo “La stampa clandestina antifascista e antinazista alla Spezia. Dal novembre 1943 al settembre 1944 (Storia di una tipografia)”.
“Io che scrivo queste vecchie memorie, sono un vecchio antifascista militante. Ho 63 anni; militai prima nella gioventù socialista e divenni un militante comunista dopo la costituzione del PCI. Subii nel 1934 una condanna a 6 anni di reclusione al Tribunale Speciale e fui di nuovo arrestato nel 1941 e avviato al confino politico nelle Isole di Tremiti ove rimasi fino alla caduta del fascismo. Tornai alla Spezia dal confino nei primi giorni di ottobre 1943 poiché l’8 settembre mi trovò ancora ancora in carcere in quel di Lucera (Foggia) ove stavo scontando una condanna di tre mesi per aver contravvenuto al regolamento del confino. Uscito l’11 settembre dal carcere marciai a piedi da Foggia a Pescara assieme ai soldati dello sbandato esercito italiano, indi con la ferrovia fino alla Spezia.
Dopo alcuni giorni presi contatto con un gruppo di comunisti, parte reduci dal carcere e dal confino, parte compagni che avevano diretto il partito nella clandestinità negli ultimi tempi.
Fu ad una riunione in casa del compagno Mario Pelacchi che vi trovai il Prof. Ennio Carando, Anselmo Corsini, Terzo Ballani[3] ed altri, ove venne deciso di costituire un’organizzazione efficiente di partito con il proprio apparato direttivo, con la nomina di alcuni rappresentanti del partito nei vari Comuni più importanti e prendere contatto anche con elementi di altri partiti per un’azione più vasta. La lotta si profilava durissima con l’occupazione nazista; con la costituzione della Repubblica di Salò e con la famigerata X Mas alla Spezia. A me venne dato l’incarico di costituire il partito e la lotta nel Comune di Lerici e venne pure discusso di impiantare una tipografia clandestina per poter stampare tutto il materiale occorrente per alimentare la battaglia e la lotta antinazifascista, sia essa condotta dal partito comunista, sia condotta con organismi politici unitari, la cui costituzione anche alla Spezia si stava effettuando.
Venne dato incarico ai compagni Luciano Albertini[4] e Anselmo Corsini di trovare una macchina tipografica e il posto dove collocarla. Mancava però l’elemento idoneo che avrebbe dovuto dirigere tale tipografia e farla funzionare regolarmente. Mi si chiese se ero disposto a dirigere questo importante lavoro e se anche tecnicamente ne avevo la capacità. Accettai l’incarico senza esitare affermando che anche dal punto di visto tecnico potevo svolgere questo lavoro avendo lavorato da giovane come tipografo a Lerici nella tipografia ‘Santonè’.
Dopo una quindicina di giorni mi venne comunicato che la macchina tipografica era stata acquistata e che era già sul posto ove avrebbe dovuto funzionare.
Ci recammo sul posto per prendere visione della località e della macchina e venne anche con noi il compagno Bertella Argilio della Serra di Lerici che doveva essere il mio diretto collaboratore. Il compagno Bertella era un vecchio antifascista e perseguitato politico. Era stato processato nel 1924 alle Assise di Chiavari, assieme ad Angelo Bacigalupi, già Deputato socialista della Spezia ed altri, imputati di aver partecipato e organizzato i noti fatti della Serra di Lerici nel 1922, ove rimasero uccisi il fascista Landini e il giovane comunista Gabriele Paita. Vennero condannati a vari anni e dopo espiata la pena espatriarono in Francia. Il Bertella ritornò in Italia dopo alcuni anni subendo ancora persecuzioni e con l’occupazione tedesca e la nascita della RSI fu di nuovo in prima linea nella lotta comune. Accettò con entusiasmo questo tipo di lavoro.
La macchina tipografica venne installata in un’antica Villa situata in un posto delizioso in una piccola valle del Monte Rocchetta, sopra la Serra di Lerici”[5].
Giorgio Pagano
[1] Cittadini liberati dal confino politico, «Il Telegrafo», 26 agosto 1943.
[2] La morte dell’on. Bacigalupi in Francia, «Il Telegrafo», 29 agosto 1943. Su Angelo Bacigalupi rimando al mio articolo in tre puntate Angelo Bacigalupi, intelligenza e passione di un socialista massimalista, «Lerici In», aprile-maggio-giugno 2021.
[3] Ennio Carando, insegnante al Liceo Classico Costa della Spezia, nel settembre 1943 si dedicò completamente alla Resistenza. Primo presidente del CLN della Spezia, fu costretto a riparare in Piemonte, dove fece il partigiano. Fu fucilato dai fascisti il 5 febbraio 1945 a Villafranca Piemonte. Anselmo Corsini, operaio delle officine Motosi, confinato politico, fu tra gli organizzatori degli scioperi contro il nazifascismo del 1944 e poi partigiano e commissario politico. Terzo Ballani, confinato politico, fu anch’egli partigiano e commissario politico.
[4] Giovanni Albertini “Luciano”, confinato politico, fu partigiano e commissario politico.
[5] Tommaso Lupi, La stampa clandestina antifascista e antinazista alla Spezia. Dal novembre 1943 al settembre 1944 (Storia di una tipografia), AILSREC, FG1, B1, F3.
Popularity: 2%