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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Gli anni Sessanta a Lerici – Una fra le domeniche più belle della mia vita, parola di Pasolini – Terza parte

a cura di in data 9 Ottobre 2022 – 23:24

Molo di Lerici, da sinistra Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Ottiero Ottieri – anni Sessanta – archivio Silvano Solari

Gli anni Sessanta a Lerici

“UNA FRA LE PIU’ BELLE DOMENICHE DELLA MIA VITA”, PAROLA DI PASOLINI
Terza Parte

Lerici In

Negli anni Sessanta al ristorante “da Gino alla Calata” la media era di 600 coperti giornalieri da aprile a settembre, racconta Silvano Solari, allora giovanissimo inserviente in cucina, oggi proprietario: “Lerici batteva la Versilia… I personaggi famosi erano di casa. Soprattutto gli intellettuali, quasi tutti ospiti della Rupe Canina -la villa dell’editore Valentino Bompiani nella Lerici vecchia- e dell’ultimo piano dell’attigua villa Bardellini, che Bompiani affittava. Venivano Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Ottiero Ottieri -una foto con tutti loro è esposta nel locale- e tanti altri, Soldati che stava a Tellaro, Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir che stavano a Trebiano con la sorella di lei, Hélène. Stavano una o due settimane per fare il mare, e per stare tra loro nelle ville… Ma a cena erano qui. Venivano per la zuppa di datteri e per le fragoline che ci portavano dalla Cisa… Peccato aver smarrito, durante alcuni lavori, il libro delle firme, con le dediche. Spero sempre che qualcuno lo riporti”. Solari ha tanti ricordi: Paolo Villaggio che telefona, Totò che arriva in yacht e scappa, con la macchina che sempre lo seguiva nelle sue tappe marittime, per il puzzo degli asini quel giorno sbarcati a Lerici…
Era un’élite intellettuale, ma l’interscambio non mancava: Veio Sampiero, operaio del Muggiano, era il loro skipper. Nella prima puntata ho scritto dell’Ostello della Gioventù. Racconta Nunzio Vadalà:
“Eravamo un po’ un mondo a parte rispetto a Lerici. L’unico legame era il corteggiamento delle stra­niere da parte dei lericini: molti matrimoni nacquero così. Ma non si deve pensare che Lerici fosse provinciale: era già internazionalizzata perché i lericini erano marittimi, avevano girato il mondo[1]”.
A Lerici si respirava dunque, per più motivi, un clima cosmopolita, già dagli anni Cinquanta.

Da sinistra Silvana Mauri, Pier Paolo Pasolini, Laura Betti – anni Sessanta – archivio Centro Studi Pasolini Casarsa

Pasolini arrivò alla fine degli anni Quaranta. Nel 1949 scrisse una poesia in cui si legge:
“Fresco tremava il monte di Lerici d’olii azzurri
davanti al battello tra le luci della Spezia”[2].
Pasolini frequentava Silvana Mauri, nipote di Bompiani. Silvana gli fu grande e sincera amica: a lui fu legata fin dalla gioventù da un tenero legame affettivo, intriso di un amore latente che non poté trovare espressione concreta. Testimoniano di questo intenso rapporto un ricordo del 2006 di Nico Naldini[3] e le lettere che Pasolini inviò a Silvana. E’ con lei che fu indotto a una prima confessione del suo eros omosessuale. Silvana sposò Ottiero Ottieri nel 1950, ma restò sempre vicina a Pasolini. Una lettera del poeta inviata da Casarsa nel marzo 1949 racconta questo amore impossibile:
“Carissima Silvana, tu hai detto a Lerici che ormai noi due abbiamo meno bisogno di parlare. […] per quel che riguarda il passato tu rappresenti per me alcune delle ore più limpide della mia vita e, soprattutto, la mia unica confidenza. Per quel che riguarda il futuro… Non facciamo delle previsioni e non sfruttiamo la nostra ‘esperienza’, è sempre possibile che un po’ di pazzia ci sia restata. Quando ci siamo incontrati, abbiamo parlato poco, con tutto quel Lerici intorno […]. Però che cosa stupenda quel mare e quegli odiosi narcisi![4]”.
In una lettera a Silvana del 10 febbraio 1950 Pasolini scrive, riferendosi alla propria omosessualità:
“A quei tempi, nel ’47 è cominciata la mia discesa, che è divenuta precipizio dopo Lerici[5]
Nove anni dopo, nel 1959, Pasolini fu autore, per la rivista “Successo”, di un reportage di viaggio lungo le coste italiane, che iniziava così:
La Spezia è deserto. E’ domenica. Biancheggiano i marinai. Tutta la gente è al mare, per il golfo. Comincia una fra le più belle domeniche della mia vita.
San Terenzo è un piccolo paese prima di Lerici: la spiaggia è in piazza. Le porte delle case e dei caffè danno sulla poca sabbia: e, sulla poca sabbia, si è rovesciata la folla delle grandi giornate estive. Una stupenda fiera, tutta rossa, blu, verde, dove i giovinetti, i bambini, le mamme, i marinai, la povera gente, si ammucchia festosamente, tra grida, risa, giuochi.
Al centro della festa è Lerici: non ho mai visto tanto e così perfetto sole. Il caldo non è ancora eccessivo, non c’è bisogno di andare a fare il bagno. La gioventù passeggia per le strade come in una domenica di primavera.
Una lunga carrellata sul molo di Lerici, sotto il monte fitto di case, lungo il porticciolo, sarebbe un intero film. Una fila lunga un centinaio di metri, di povera gente, con la schiena contro i massi di pietra, seduta al fresco: vecchi, pensionati, malati, coppie di fidanzati. Stanno quasi in silenzio, guardano lo spettacolo del paese e del mare. Davanti a loro, sul molo, si svolge un vero carosello: una donna anziana che pesca, mordendosi la lingua; mucchi di marinai, ragazze: poi ecco laggiù sulla punta del molo dei ragazzi in mutandine, che gridano, ridono, facendo il bagno: intorno a loro altra gente: giovanotti con gli occhiali neri, stranieri, coppie, tutti ammassati lì, in quei due metri di pietra”[6].
Pasolini ha lasciato, infine, i ricordi della partecipazione a una vivace vita culturale che coinvolgeva lericini e spezzini. Alla Spezia, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, uno dei giovani intellettuali più affascinanti era l’avvocato Walter Pocherra, vicino al Partito radicale, che poi si trasferì a Bruxelles. Ecco un ricordo del nipote Andrea Baldini:
È rimasto nella memoria di molti un episodio: Pier Paolo Pasolini, invitato ad un incontro sul cinema in occasione di un suo soggiorno a Lerici, dopo aver ascoltato un intervento di Walter Pocherra, lo apprezzò e lo elogiò[7]”.

Giorgio Pagano

[1] Giorgio Pagano, Maria Cristina Mirabello, “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, Volume primo, Edizioni Cinque Terre, La Spezia, 2019, p. 605.
[2] Pier Paolo Pasolini, “Tutte le poesie”, Tomo 1, “L’usignolo della Chiesa Cattolica”, Capitolo III, “L’Italia”, (1949), Longanesi, Milano, 1958, p. 475.
[3] Nico Naldini, “Silvana Mauri e l’amore impossibile per Pasolini”, www.ilpiccolo.it, 21 agosto 2006.
[4] Pier Paolo Pasolini, “Lettere 1940-1954”, a cura di Nico Naldini, Einaudi, Torino 1986, pp. 352-354.
[5] Ivi, pp. 388-393.
[6] Pier Paolo Pasolini, “La lunga strada di sabbia”, Guanda, Parma, 2017, pp. 31-32.
[7] Giorgio Pagano, Maria Cristina Mirabello, “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, Volume primo, cit., p. 74.

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