Verso Expo 2015 decolla il dialogo fra Liguria e Africa
Repubblica – Il Lavoro – 17 Marzo 2014 – Expo 2015 non sarà un’esposizione tradizionale, tipo quella svoltasi in Cina nel 2010. Punterà infatti su grandi temi -“Nutrire il pianeta, energia per la vita”- con al centro il rapporto con l’Africa. Non a caso parteciperanno ben 35 Paesi africani. Sarà quindi una formidabile occasione per lo sviluppo del partenariato tra Italia e Africa, per conoscere le criticità e le eccellenze di ognuno dei due mondi, favorire gli scambi e gli investimenti, sia italiani in Africa che africani in Italia. La Liguria deve quindi prepararsi ad Expo non tanto e non solo con un approccio di tipo turistico – “Quanti visitatori verranno in Liguria”-, ma con un approccio strategico che guardi al futuro: “Quali alleanze si costruiranno tra Liguria e Africa nel campo della cooperazione e dell’economia”.
Il Rapporto dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) sulla politica dell’Italia verso l’Africa, presentato nei giorni scorsi, è un testo che ogni esponente della classe dirigente ligure dovrebbe leggere, se ambisce a uscire dai confini ristretti della Liguria per aprirla al mondo, alle sue culture e ai suoi commerci, e farla tornare cosmopolita. Il tema portante del Rapporto è quello della rapida e prolungata crescita economica in corso in Africa, anche se diseguale e spesso a statualità debole, e delle connesse opportunità del partenariato tra Italia e Africa. La posizione dell’Africa nelle relazioni internazionali si è notevolmente trasformata: in anni recenti gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna hanno incrementato la loro attenzione verso la regione, mentre diversi Paesi emergenti -Cina, India, Brasile, Turchia, Paesi del Golfo- stanno effettuando una penetrazione crescente. L’Italia, invece, è molto meno presente: il declino della cooperazione è ininterrotto dagli anni Ottanta, la rappresentanza diplomatica è limitata, mentre gli scambi commerciali sono sì cresciuti, ma rappresentano una percentuale ancora molto bassa del nostro interscambio.
L’Italia, sostiene il Rapporto, deve ripensare e rinnovare le proprie relazioni con l’Africa attorno a tre direttrici: la consapevolezza che la crescita economica africana può aiutare l’economia dell’Italia e al tempo stesso trarre beneficio da un aumento della presenza economica italiana; la stabilizzazione politica e la sicurezza dell’Africa; la cooperazione e il sostegno allo sviluppo africano, uno sviluppo sostenibile che abbracci, accanto alla dimensione economica, quella sociale, ambientale e culturale. Direttrici antitetiche a quelle che caratterizzano l’accaparramento delle terre in atto da parte dei Paesi ricchi e emergenti e di loro imprese (purtroppo anche italiane), che stanno comprando estensioni vastissime per coltivazioni intensive e non sostenibili, che minano la produzione agricola sul lungo periodo. Già 227 milioni di ettari di terra sono stati acquistati o affittati negli ultimi dieci anni, è stato spiegato nel convegno organizzato nei giorni scorsi a Genova da Januaforum, con il contributo di Alisei Ong: un’area grande quanto l’Europa nordoccidentale.
L‘Ispi identifica otto Stati per noi prioritari: Angola, Etiopia, Ghana, Kenya, Mozambico, Nigeria, Senegal e Sudafrica. A vantaggio del nostro Paese, conclude il Rapporto, vanno le buone competenze che esso vanta su temi come l’energia rinnovabile, la costruzione eco-compatibile, la conservazione della biodiversità, l’agricoltura a basso impatto ambientale e la valorizzazione dei saperi. Sono i temi al centro di Expo, sui quali la Liguria avrebbe qualcosa da dire e da fare. E sui quali la Regione dovrebbe coordinare l’impegno di istituzioni, associazioni e imprese liguri.
Giorgio Pagano
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