Un’Università internazionale che guarda al Mediterraneo e all’Africa
La Repubblica – Il Lavoro, 4 Agosto 2014 – L’obbiettivo lanciato dal nuovo Rettore Paolo Comanducci di fare di Genova una “città universitaria” -cioè, innanzitutto, una città con una grande quantità di studenti “fuori sede”- è di forte suggestione ed è da perseguire. Si potrebbe anzi parlare, data la potenzialità dei nostri poli decentrati, di “regione universitaria”. Sto lavorando al Piano strategico dell’area pisana: la forza di Pisa è avere 50.000 studenti su 90.000 abitanti, mentre Genova ne ha appena 32.000 su 600.000. Ovviamente il dato pisano è per noi irraggiungibile, sia perché Pisa è una città non grande ma media, sia soprattutto perché il suo ateneo ha una storia e un presente di eccellenza che Genova non ha. Ma possiamo, per gradi, quantomeno avvicinarci.
L’Università di Genova è, in sostanza, poco più che provinciale. Ha però una grande potenzialità: è al centro del Mediterraneo. Per coglierla deve lavorare su più tasti: migliorare la qualità dei suoi corsi, che devono tenersi sempre più in lingua inglese; garantire servizi più adeguati agli studenti, dal diritto allo studio ai posti letto; stringere accordi con le altre Università del Mediterraneo. Gli effetti positivi non sarebbero solo quelli per l’indotto dell’economia locale, ma anche e soprattutto quelli del rinnovamento generazionale e di un più alto tasso di “apertura culturale” e di “creatività” nella società genovese e ligure.
Per questo grande obbiettivo può essere utile il patrimonio di relazioni internazionali della Liguria, sconosciuto ai più perché frammentato, ma davvero consistente. Lo dimostrano i risultati delle prime rilevazioni delle attività di 20 associati su 40, tra cui l’Università, della “Rete ligure per la promozione e lo sviluppo delle relazioni e delle partnerships internazionali”, nata nel maggio scorso per iniziativa dell’associazione Januaforum e riconosciuta dalla Regione Liguria come “iniziativa di interesse regionale”. Per ora sono stati censiti un centinaio di progetti in oltre 30 Paesi esteri, 2/3 dei quali in Africa. Si tratta di progetti nei Paesi africani considerati prioritari nella programmazione della cooperazione italiana, o comunque di interesse prioritario per la Liguria, come la Tunisia e il Marocco. E’ un patrimonio notevolissimo: centinaia di partnerships strategiche, reti informali, contatti, sulla cui base costruire un ruolo da protagonista della Liguria nello scenario mondiale, e in particolare nel Mediterraneo.
L’Africa e il mondo ci cercano, non solo per il “dono” ma anche per l’”investimento”, per partenariati economici, formativi, culturali… Possiamo essere all’altezza di questa domanda solo se ci presentiamo come un sistema regionale, che coinvolga, ognuno con il suo ruolo ma con una regia unitaria, Enti locali, Università, imprese, associazioni, Ong. E’ proprio questo il compito della “Rete ligure”: produrre una progettualità comune, ricercare finanziamenti in un contesto di risorse molto scarse, scegliere Paesi e settori prioritari di intervento. Il lavoro della “Rete” è già iniziato con un incontro di approfondimento sul rapporto Italia-Africa, e proseguirà nei prossimi mesi con seminari sui fondi europei per la cooperazione e per la internazionalizzazione delle imprese e con la proposta di eventi, incontri e scambi durante Expo 2015 finalizzati all’apertura di partnerships.
Il ruolo della “Rete” è importante perché la nostra piccola regione potrà superare la sua crisi e la sua marginalità solo aprendosi al mondo ed esercitando la funzione, consegnatale dalla collocazione geografica, di “anello di congiunzione” tra Nord Italia, Europa e Mediterraneo. Anche nel campo formativo: ecco perché la collaborazione tra “Rete” e Università può contribuire a far diventare Genova e la Liguria “città e regione universitarie”.
Giorgio Pagano
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