Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Ricetta per la crescita, scommettere forte sul Mediterraneo

a cura di in data 31 Maggio 2013 – 17:21

La Repubblica – Il Lavoro – 28 Maggio 2013 – Tante voci ci spiegano che ripartire dal Mediterraneo è, per l’Italia e tanto più per la Liguria, una delle soluzioni per uscire dalla crisi. Voci diversissime tra loro. Il Mediterraneo è stato al centro del Forum sociale mondiale di Tunisi. Il mare che nella vulgata dei tecnocrati di Bruxelles è diventato sinonimo di debito, spreco e insicurezza, è stato ridisegnato dai militanti sociali delle due sponde come la culla di un nuovo sviluppo possibile. Sviluppo per “loro”e per “noi”. Il problema -al centro della riflessione del Forum- è che lo sviluppo non abbia i connotati del colonialismo predatorio alla cinese. L’Africa sta infatti cedendo le sue risorse naturali alla Cina in cambio di prodotti cinesi: che cos’è se non colonialismo? Lo sviluppo dovrebbe essere invece equilibrato e sostenibile, e l’Africa un campo di cooperazione e investimento per l’Europa all’insegna della pari dignità e del partenariato. Di centralità del Mediterraneo ci parlano anche i numeri aggiornati del Fondo Monetario Internazionale: l’Italia, con l’Europa, va indietro, mentre le sponde sud e est del Mare Nostrum crescono, nonostante le incertezze delle primavere arabe e la tragedia siriana. Tra il 2008 e il 2013 il prodotto reale di Nord Africa, Medio Oriente e Turchia è cresciuto di oltre un quarto, e si espanderà di un ulteriore terzo entro il 2018. Entro quell’anno la sponda sud-est del Mediterraneo crescerà il triplo dell’area euro. In Marocco e in Turchia c’è meno disoccupazione che in Francia e Italia, per non parlare di Spagna e Grecia. Questo Mediterraneo che cresce, spiega il FMI, è il secondo cliente dell’export italiano dopo la Germania. Nel 2012 le vendite dell’Italia a quest’area sono ammontate ad oltre 40 miliardi e sono cresciute del 12%. Nello stesso anno l’export italiano in Cina e India è calato del 10%. Il Mediterraneo continua inoltre ad essere una meta importante dei nostri investimenti: in Turchia, Nord Africa e Medio Oriente oltre mille imprese partecipate da società italiane occupano più di 80.000 addetti, con un fatturato di 24 miliardi. 

Insomma, tutto spinge per mutamenti profondi delle nostre politiche. In Europa si vuole oscurare il fallimento di Maastricht raccontando la storiella popolare dei Paesi spreconi del sud che non vogliono rimettere i propri debiti. Finora le classi dirigenti italiane hanno accettato l’argomento antropologico di una carenza soggettiva dei popoli meridionali rispetto allo standard nordico. E’ arrivato il momento di contrastare questa vulgata e di recuperare una cultura europea condivisa: un ripensamento geopolitico del progetto europeo che ricollochi il Mediterraneo al centro. L’Italia dovrebbe essere il lievito di un’alleanza con Francia, Spagna e Grecia che rivolga un discorso nuovo al vecchio Continente. Forse è l’unica possibilità per mantenere unita, in futuro, la nazione italiana. Perché la questione settentrionale e quella meridionale si sono cronicizzate, e possono essere curate solo nel contesto, più ampio dello Stato unitario, di una nuova centralità euro mediterranea dell’Italia. Nell’attesa, piena di dubbi, che il nuovo Governo sappia voltare pagina ed essere all’altezza di questa sfida, la Liguria -per storia e collocazione geografica- deve fare da traino. L’associazione Januaforum ha proposto alla Regione, che si è subito detta d’accordo, di dar vita a un Forum con tutti i soggetti, pubblici e privati, interessati. La scommessa è vivere la cooperazione internazionale come un “dono” ma anche come investimento strategico della Liguria, che attragga nei Paesi del Mediterraneo e dell’Africa le associazioni dei cooperanti e i settori del mondo produttivo, per lavorare assieme a uno sviluppo umano, per “loro” e per “noi”.

Giorgio Pagano

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