Relazioni Internazionali. Per la Liguria fare sistema è una strada obbligata
La Repubblica – Il Lavoro – 8 dicembre 2011 – Nei giorni scorsi l’Istituto di economia internazionale della Camera di Commercio di Genova ha spiegato che i 170 milioni di abitanti che vivono nei cinque Paesi della sponda sud del Mediterraneo rappresentano l’unica possibilità per l’Italia di rilanciare le proprie esportazioni. Tanto più per la Liguria. E’ un’analisi che conferma quanto però non è ancora chiaro alla nostra classe dirigente, nemmeno a quella ligure: la crisi economica non è mondiale ma occidentale, e ne usciremo solo se saremo capaci di cambiare tutto di noi, compreso lo sguardo sul mondo, che deve sempre più rivolgersi allo spazio euroafricano e euroasiatico. Insomma, le relazioni internazionali sono una delle poche chances che abbiamo per uscire dall’angolo: ecco l’importanza della conferenza “Cooperazione e Sviluppo” organizzata nei giorni scorsi dalla Regione Liguria. Si è trattato di un utile momento di riflessione sul “che fare” in un campo considerato a torto “minore” o, peggio, “un lusso che non possiamo permetterci”, e che è invece un tema centrale. Il tema della cooperazione non solo come dono ma come partenariato che è volano di nuovo sviluppo per entrambi, come ha ben colto Donatella Alfonso nel suo resoconto su Repubblica.
L’assessore Rambaudi ha evidenziato la drammaticità della situazione dei finanziamenti nel settore, insistendo sulla necessità di “fare rete” e di “dotarsi di una regia”. E’ la questione di fondo: il taglio delle risorse non deve darci la scusa per non fare, ma ci impone comportamenti virtuosi. Nessuno può sottrarsi a rimettersi in gioco: Regione, Province e Comuni, Ong. Non è più possibile andare in ordine sparso: il tempo delle vacche magre ci costringe a scegliere quello che avremmo già dovuto scegliere per virtù. Altrimenti l’arcipelago delle nostre belle esperienze sarà sempre più debole e fragile. Servirebbe, come propone il network Januaforum, un nuovo soggetto regionale di collaborazione tra pubblico e privato, che coordini e faccia sistema. Non un carrozzone che complichi, ma una struttura snella che semplifichi. Si potrebbe cominciare con un “tavolo permanente di dialogo”, che coinvolga tutti quelli che possono contribuire, comprese l’Università, le imprese e le fondazioni bancarie. E con una collaborazione sempre più stretta, nella struttura della Regione, tra chi si occupa di cooperazione, di internazionalizzazione delle imprese e di politiche comunitarie. Fino ad arrivare, come in Toscana, a una legge regionale di “disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione”, che obbliga a un piano comune e coordinato di attività.
Servirebbe, infine, qualche tratto unificante dell’impegno ligure. Ne segnalo uno solo: la scomparsa della piccola agricoltura di qualità, che è alla radice, in Africa, della crisi alimentare e, da noi, del dissesto del territorio. I progetti di riscoperta del rapporto con la terra sarebbero una grande occasione di partenariato e di aiuto reciproco.
Giorgio Pagano
Popularity: 2%