Nel sentiero di Lawrence tutta la crisi dei Comuni
La Repubblica – Il Lavoro – 25 Aprile 2014 – Marco Preve ha raccontato su Repubblica una vicenda emblematica: un magnate russo ha comprato dal Comune di Lerici un sentiero storico a Fiascherino per poter ampliare la sua villa. Ne costruirà un altro ai margini della sua proprietà, e darà al Comune un milione di euro; ma il valore del suo immobile sarà notevolmente incrementato. La vicenda è emblematica perché ci spiega bene la crisi dei Comuni italiani. Innanzitutto crisi di idee: se il nostro futuro è il turismo “attivo” e “emozionale”, che cerca natura, paesaggio, storia e cultura, Lerici dà, almeno in questo caso, un messaggio nella direzione opposta. Lerici è stata una terra amata e frequentata dai poeti -il sentiero di Fiascherino è legato alla permanenza di David Herbert Lawrence- e da questo tratto fondante della sua tradizione dovrebbe ricavarne un “progetto bandiera” per l’avvenire. Ma di questa progettualità non c’è traccia.
Questa crisi di idee è dentro una crisi più generale di ruolo e di funzione dei Comuni. Da almeno un quindicennio è in atto una spoliazione dei loro poteri e delle loro risorse che ha come ultimo obbiettivo la scomparsa della funzione pubblica e sociale dell’ente locale, come sin qui l’abbiamo conosciuta. Messi con le spalle al muro dal punto di vista economico, i Comuni sono spinti a privatizzare quello che possiedono, dal territorio al patrimonio ai servizi. La norma che consente di utilizzare gli oneri di urbanizzazione -che i privati versano ai Comuni quando edificano- per la spesa corrente dei Comuni stessi invita gli amministratori a consegnare porzioni di territorio e di beni comuni agli speculatori immobiliari. Prima erano i costruttori che andavano negli uffici comunali per poter cambiare destinazione d’uso ai terreni e ampliare gli immobili. Oggi sono gli amministratori che inseguono i costruttori per poter incassare gli oneri. I Comuni sono dunque davanti a un bivio cruciale: essere gli esecutori ultimi di un processo di privatizzazione o rappresentare il loro territorio e i cittadini che lo abitano, contrastando questo processo.
Per fare la scelta giusta occorrono amministratori lungimiranti e liberi. Non corrisponde purtroppo al vero la mitologia che nei territori ci siano grandi riserve di rappresentatività e di “buona politica”: cresce invece un ceto politico “professionalizzato” che ha come obbiettivo principale la propria carriera nelle istituzioni, spesso in rapporto stretto con gli “interessi” operanti nei territori stessi. Trasformismo e notabilato locale stanno prendendo il sopravvento. Ma esistono ancora amministratori che incarnano una politica che si ispira a valori e interessi collettivi, capaci di dare piuttosto che di chiedere. La battaglia perché non scompaia il ruolo sociale e pubblico dei Comuni è nelle loro mani, e in quelle delle “cellule della solidarietà e della cultura” e dei cittadini attivi che sono impegnati in ogni comunità locale.
Giorgio Pagano
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