Liguria, il rilancio dell’economia è nel Mediterraneo
Repubblica – Il Lavoro – 9 Dicembre 2012 – Il rapporto annuale di SRM su “Le relazioni economiche tra l’Italia e il Mediterraneo” spiega come quest’area sia, e sarà sempre più in futuro, molto rilevante per la nostra economia: una “nuova frontiera” per le imprese, e quindi una sfida positiva per tutto il Paese.
L’Italia è il primo partner commerciale dell’area, con un valore degli scambi pari a 57,7 miliardi nel 2011, in netta ripresa sul 2010, con una previsione di crescita nel 2014 a 74 miliardi (+ 28%). La Liguria è vitalmente interessata, perché il Nord Ovest è di gran lunga la prima regione italiana (18,1% del totale, contro il 12,7% del Mezzogiorno). Le potenzialità sono enormi, se si pensa che il primato italiano si basa sui prodotti energetici. C’è molto da fare, quindi, per incrementare l’interscambio manifatturiero. Il nostro primo partner è la Turchia: le imprese italiane che vi operano hanno un fatturato di oltre 16 miliardi, per un impatto occupazionale di 125.000 addetti. Un ulteriore fattore di sviluppo delle relazioni è rappresentato dai flussi finanziari: gli investimenti dei Fondi sovrani dell’area sud diretti verso l’Italia raggiungeranno, entro cinque anni, una quota annua compresa tra 1 e 1,5 miliardi. Ci sono poi i trasporti marittimi, che riguardano in particolare la Liguria: oltre il 70% dei flussi commerciali tra l’Italia e i Paesi dell’area sud (40 miliardi) avviene via mare. Vi sono quindi i presupposti per il rilancio del nostro Paese quale asse strategico dei traffici nel Mediterraneo. Infine, le energie rinnovabili: il Mediterraneo giocherà un ruolo decisivo per lo sviluppo del settore energetico dei prossimi anni, con una domanda addizionale di energia che di qui al 2020 potrebbe comportare investimenti pari a 320 miliardi, offrendo straordinarie opportunità alle nostre imprese (si pensi al progetto Desertic sull’energia solare).
Insomma, il Mediterraneo può rappresentare per l’Italia quello che l’Europa dell’est ha rappresentato per la Germania. L’economia deve fare la sua parte, ma molto tocca alla politica. Il cambiamento arabo è un processo ancora aperto e non è possibile prevedere quale sarà il risultato finale. Il nostro approccio deve essere chiaro: un atteggiamento positivo, che non si abbandoni alla tentazione di sostenere ancora una volta regimi militari, che non demonizzi l’Islam politico ma cooperi con esso, per isolare i fondamentalisti e incoraggiare le forze democratiche. Cooperare per condizionare: vale per il mondo arabo, ma anche per Israele. Come ha fatto l’Italia sostenendo la richiesta palestinese all’Onu. Occorre inoltre prevedere una nuova cornice istituzionale euro mediterranea: l’Unione per il Mediterraneo è fallita, serve uno scatto di creatività dell’Europa per associare sempre più il mondo arabo. Non commettiamo più l’errore dei conservatori, che non hanno voluto la Turchia nell’Unione europea. Smettiamola di avere paura e appoggiamo, ovunque, chi si batte per la democrazia. Uniremo in questo modo politica ed economia, dono ed investimento. Che Bersani, vinte le primarie, come primo atto si rechi in Libia fa davvero ben sperare in un’Italia attiva, che non rimpiange il buon tempo antico. In Liguria Januaforum, che da network informale si è appena trasformato in associazione delle persone impegnate nella cooperazione e nelle relazioni internazionali, farà sempre più la propria parte per sollecitare l’impegno delle istituzioni e della società civile della regione, perché sia all’altezza della nostra storia e dei nostri compiti in questa fase. La Liguria, se sarà lungimirante, non sarà marginale.
Giorgio Pagano
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