Ingegneria navale perché Spezia è la scelta giusta
Repubblica – Il Lavoro – 30 Aprile 2013 – La Liguria ha bisogno di un’identità unitaria forte, che le restituisca appieno il ruolo nazionale e internazionale che le compete. Questa identità non può che essere quella marittima, di crocevia tra Mediterraneo e Europa; e il disegno di governo conseguente non può che basarsi sull’industria navale e nautica, sui porti e la logistica, sul turismo e l’ambiente, sull’innovazione e la ricerca nel campo delle tecnologie del mare. Un progetto che può essere vincente solo se costruito e attuato da una regione unita, che componga in un disegno unitario le molteplici risorse e potenzialità presenti nel suo territorio. Da questo punto di vista non si parte certo da zero, anzi. Si pensi al ruolo crescente di Spezia, e alla collaborazione della Regione, del tutto assente prima di Burlando, sui grandi progetti strategici.
Spezia sta diventando a poco a poco una “capitale marittima del Mediterraneo”, ruolo a cui può aspirare grazie alle presenze della Marina Militare, dell’industria nautica (manca solo lo spazio per il refitting, ma l’area delle ex Casermette è stata acquisita dal Comune proprio per questo), del porto mercantile e di quello turistico. Il capoluogo del levante ospita poi tre poli importantissimi della formazione e della ricerca: l’Università, con il biennio e il triennio di Ingegneria nautica e il biennio di Design nautico; il Distretto ligure delle tecnologie marine, esempio di collaborazione tra enti di ricerca, Università, imprese, amministrazioni pubbliche, che a partire da Spezia abbraccia l’intera Liguria; i laboratori di ricerca della Marina Militare, ex Mariperman in primis.
Un altro, decisivo, tassello è quello contenuto nel memorandum d’intesa tra Marina, Ministero dell’Università e Ricerca, Università di Genova, Regione, Comune, Distretto e Promostudi (la fondazione che gestisce l’Università spezzina) “per la costituzione del Polo universitario marittimo della Spezia”, che prevede il trasferimento alla Spezia del biennio di Ingegneria navale, attualmente a Genova. Ho letto in questi giorni interventi critici di alcuni politici e docenti: mi sembrano frutto di anacronistici campanilismi o di vedute di corto respiro, che non tengono conto di un disegno elaborato da tempo, l’unico in grado di dar vita a un polo di competenze scientifiche legate all’ingegneria marittima di eccellenza nazionale, decisivo perché l’industria navale e nautica italiana non sia sopraffatta dalla concorrenza. Spezia possiede già, infatti, i laboratori che servono a Ingegneria navale: quelli della Marina. E i fondi Fas stanziati dalla Regione per gli interventi infrastrutturali necessari. Mentre il Distretto si farebbe carico del problema della carenza dei docenti.
Perché rendere ancora più costosa e quindi difficile l’operazione di trasferimento della Facoltà di Ingegneria agli Erzelli prevedendo lì i laboratori di Ingegneria navale quando esistono già a Spezia?
Perché legare il futuro dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, che ha bisogno del ribaltamento a mare del cantiere, a un indefinito trasferimento a Sestri di Ingegneria navale?
Ingegneria navale è essenziale per un Paese marittimo e per la sua industria. A Messina ha chiuso, a Trieste e a Napoli è in difficoltà. Neppure a Genova se la passa troppo bene. Non abbiamo molto tempo: solo Spezia, grazie alla sua strategia di questi anni e alla disponibilità della Marina, può salvarla. L’interesse di Spezia, della Liguria e del Paese in questo caso è davvero una cosa sola.
Giorgio Pagano
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