Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Doria alla prova delle grandi opere. Promosso il valico, rimandata la gronda

a cura di in data 11 Luglio 2013 – 09:15

La Repubblica – Il Lavoro – 10 Luglio 2013 – Davvero, come scrive l’amico Piero Ottone su Repubblica, Marco Doria è “il sindaco che non c’è”? Ottone fa riferimento sia alla Gronda che al Terzo Valico. Su quest’ultimo Doria è sempre stato netto: è un’opera fondamentale per Genova. Sulla Gronda il sindaco è più critico: servono “una corretta valutazione nella Conferenza dei servizi sul suo impatto ambientale”, e “la massima attenzione” su altre opere viabilistiche minori e sul trasporto pubblico, su gomma e su ferro. Per capire se l’opera serve davvero.

La questione interessa anche perché chiarisce qual è il tema di fondo del confronto nel centrosinistra genovese e ligure. Lo ha esplicitato il neosegretario di Sel, Angelo Chiaramonte: in Liguria “serve un cambio di passo di fronte all’emergenza lavoro”, attraverso la costruzione di “un nuovo modello di sviluppo sostenibile e durevole”. Doria non è di Sel, ma ha una cultura politica affine. Il nodo è il modello di sviluppo, e i protagonisti politici sono Pd e Sel. Le altre forze del centrosinistra sono marginali: l’alleanza non può che fondarsi su un rinnovato rapporto tra Pd e Sel, un partito che nell’ultimo anno alle comunali ha ottenuto il 5% a Genova (l’11 la lista Doria), il 7 a Spezia e a Sarzana, il 9 a Imperia. Ma ce ne sono le condizioni?
Occorre innanzitutto capire che cos’è Sel. Nel suo libro “La spada di Vendola” Paola Bordandini, sulla base di un questionario compilato dai delegati al primo Congresso nazionale di Sel (ottobre 2010), spiega che per la quasi totalità degli intervistati Sel è “un partito socialista e riformista”, e che i più giovani non esitano a definirsi “socialdemocratici”. Gli altri assi della cultura politica di Sel sono l’europeismo, la laicità e l’ecologismo. Nessun estremismo già dalle origini, dunque. Da allora ad oggi il cammino della costruzione identitaria di Sel è proseguito, fino alla scelta di aderire al Partito Socialista Europeo, apportandovi la sensibilità di un ecologismo di governo. Sel, anche in Liguria, è questo. E’ una forza che pone la questione del cambiamento dello sguardo complessivo: le questioni dell’occupazione e del reddito vanno saldate con la difesa e la valorizzazione del territorio e del paesaggio, e non più contrapposte. Queste ultime non sono qualcosa di “esterno” a uno sviluppo che va solo mitigato e depurato degli aspetti negativi, ma l’anima stessa di un nuovo modello dello sviluppo stesso. In cui qualcosa deve decrescere (consumo di suolo, dissesto idrogeologico, espansione delle periferie, mobilità privata, centrali a carbone…) e qualcos’altro deve crescere (ripopolamento rurale, rigenerazione urbana, spazi pubblici, trasporto pubblico, green economy …).
Questa Sel può incontrarsi con un Pd che si lasci al più presto alle spalle l’enorme contraddizione del governo con il Pdl, ed eviti quello che in molti campi si può già notare: la formazione di un punto di vista ideologico e culturale trasversale a uomini di Pd e Pdl. Credo che il Pd non sia perduto, e che non meriti danze macabre intorno al suo presunto cadavere. Ma semmai un aiuto ad uscire dalla morsa in cui si è gettato. Il rischio reale è quello dell’estinzione di qualsiasi soggetto politico che si richiami al campo della sinistra. Dalla Liguria può e deve arrivare un contributo sul tema dell’innovazione della sinistra, nel nome sia del lavoro che dell’ambiente. Con un approccio aperto, che renda partecipe la platea più ampia di esperienze e intelligenze. E con duttilità: senza certezze inossidabili, e senza crociate se un sindaco si preoccupa dell’impatto ambientale di una grande opera. In fondo siamo una terra dissestata come poche.

Giorgio Pagano

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