Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Credito e formazione passaggi obbligati per il commercio

a cura di in data 24 Febbraio 2012 – 10:27

Repubblica-Il Lavoro – 23 Febbraio 2012 – Il commercio è una componente decisiva dell’economia spezzina, ma è in affanno. E’ quanto emerge da due ricerche recentissime, quella dell’Osservatorio Regionale del Commercio, condotta da Unioncamere per conto della Regione, e quella dell’Osservatorio Terziario, istituito dall’Ente Bilaterale del Terziario della provincia della Spezia.

Gli esercizi al dettaglio alla Spezia sono ben 4319. Poco meno di un quarto dell’occupazione in Liguria è assicurata dal settore commerciale: 22,38%, un valore superiore sia alla media nazionale che a quella di Nord, Centro e Sud. E tuttavia gli effetti della crisi, a partire dalla flessione dei consumi, si fanno sentire. Negli ultimi due anni l’occupazione nel settore è diminuita, in Liguria, del 3%.

Questi dati si inseriscono in un trend ormai da molto tempo non positivo. Tra commercio e servizi si riscontrano negli ultimi cinque anni alla Spezia comportamenti opposti in termini di dinamica imprenditoriale: infatti le imprese del commercio decrescono del 7,4% mentre quelle dei servizi aumentano il loro numero del 5%. Ed anche in termini di occupazione di lungo periodo (2001-2010) il commercio sconta un dato negativo facendo registrare un decremento di occupati del 13,3% a fronte di un’occupazione del terziario pressoché stabile.

Il dato riguardante il commercio va poi disaggregato: diminuiscono i punti vendita tradizionali, crescono quelli della media e grande distribuzione. La presenza delle medie e grandi strutture è più estesa alla Spezia che altrove. La provincia di Levante ha il primato in Liguria per incidenza nel tessuto commerciale delle medie e grandi superfici di vendita e per diffusione (densità per utente) delle grandi strutture.

Le indicazioni delle due ricerche convergono su due linee d’azione. La prima è quella del sostegno al commercio al dettaglio, con adeguate politiche creditizie e formative.  Va supportata e incentivata la strategia dell’innovazione organizzativa, cioè la trasformazione di un’offerta indifferenziata in una proposta specializzata. La realtà in atto lo dimostra: i commercianti che sono capaci di innovare e di fornire soluzioni ed esperienze nuove attirano consumatori da altri quartieri o dai centri limitrofi, mostrano cioè di avere quella capacità di coltivare il rapporto con il cliente che resta insostituibile e che il supermercato e l’ipermercato per definizione non potranno mai insidiare. Più c’è l’abilità di arricchire la vendita del prodotto con elementi di servizio o addirittura di consulenza nella scelta, più scatta la fidelizzazione del cliente.

La seconda linea d’azione è quella del blocco di ogni autorizzazione a nuove grandi superfici di vendita. I dati spezzini lo richiedono e lo giustificano ampiamente. Sela Provinciadella Spezia vuole fare il suo “canto del cigno”, la strada è questa: faccia comela Provinciadi Roma conla RegioneLazio, e chieda il blocco alla Regione Liguria.

Ma tutto questo non basterà se l’Italia e l’Europa rimarranno prigioniere del rigorismo. Senza lotta alle diseguaglianze sociali, sostegno ai redditi medio-bassi e ripresa della domanda e dei consumi, il commercio boccheggerà.

Giorgio Pagano

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