Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Museo gratis perché no

a cura di in data 25 Settembre 2012 – 09:08

La Nazione – 21 Settembre 2012 – Al dolore per la scomparsa di Amedeo Lia si è accompagnata una riflessione condivisa da molti: il riconoscimento che la sua donazione ha rappresentato un punto di svolta nella storia della città. La Spezia, tra gli anni ’80 e ’90, fu colpita dalla deindustrializzazione come poche altre città: l’esaurirsi di una lunga esperienza provocò una crisi strutturale. Il rischio era la rassegnazione a un destino di inevitabile declino. Non fu così perché ricercammo con tenacia le strade per un nuovo sviluppo, aiutati da un evento del tutto inatteso come la donazione. Era un atto di fiducia nella città, ma anche una sfida alla sua classe dirigente, che la seppe raccogliere: puntare sulla centralità della cultura per la rinascita di Spezia. In quegli anni investimmo oltre 30 milioni di euro in campo culturale (circuito museale, riapertura del Teatro, Università) e recuperammo il centro storico, restituendo alla città i luoghi della sua identità. Non mancarono le perplessità, ma la condivisione crebbe col tempo: la tenacia di Lucio Rosaia fu ripagata.

La scomparsa di Lia segna definitivamente la fine di un’epoca, dopo che già ci hanno lasciato Rosaia e i due mecenati Giorgio Cozzani e Ferruccio Battolini. E’ il momento delle scelte: andare avanti o galleggiare, che di fatto significa rinunciare. Non ho dubbi: dobbiamo rinvigorire una scelta essenziale per la nostra crescita civile ed economica. E farlo discutendo con la città, che non è più convinta come un tempo: se penso a quel momento straordinario di partecipazione e di festa che fu l’inaugurazione del CAMeC, colgo le distanze nel “clima” che si respira.
Ci aiutano due lezioni di Lia. La prima è quella di puntare ai musei come luoghi di formazione per bambini e ragazzi e di crescita civile di persone che acquisiscono nozioni e sensazioni, arricchendo così la loro cultura. Da questo punto di vista occorre riflettere sul fatto che l’andamento delle presenze di visitatori nei musei italiani (Spezia compresa) sta mostrando segnali di rallentamento forse destinati a perdurare. Il che ci invita a capire lo scollamento tra offerta e domanda e i cambiamenti della domanda. Non a caso Lia volle non solo sviluppare la didattica ma anche realizzare, a sue spese, una sala polivalente per incontri e mostre. La riflessione dovrebbe affrontare anche un punto controverso: è giunto o no il momento di abolire il biglietto d’ingresso nei musei o almeno di offrire frequenti occasioni di entrata gratuita? A Bologna l’hanno fatto dal 2006, e i visitatori sono passati da 210.000 a 350.000. Le minori entrate paiono giustificate dall’innalzamento dalla vera redditività dei musei, quella sociale. Il problema è complesso, perché far pagare significa anche “responsabilizzare” il cittadino. E’ una discussione che va aperta.
L’altra lezione di Lia è quella di puntare ad attrarre i turisti per valorizzare economicamente il Museo e il territorio in cui è inserito. Il marketing era un suo chiodo fisso. Il problema è che non è efficace, e nemmeno possibile in tempi di bilanci all’osso, farlo ognun per sé. Serve una cabina di regia, che costruisca una rete tra i musei provinciali, tra questi e le attività di spettacolo, tra la cultura e il turismo. Lavorare per compartimenti stagni dovrebbe essere proibito.
Lia ci manca perché vorremmo ancora chiedergli tante cose, e ascoltare le sue risposte. Purtroppo siamo più soli, ma le sue idee devono restare le luci della nostra rotta.

Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo

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