Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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La cultura è la molla per cambiare Spezia

a cura di in data 24 Luglio 2021 – 21:05

La Nazione, 5 luglio 2021
Intervista di Chiara Tenca a Giorgio Pagano

Si chiama ‘Un mondo nuovo, una speranza appena nata – Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia’ ed è un tributo ad un’epoca irripetibile e densa di avvenimenti e cambiamenti, scritto a quattro mani da Giorgio Pagano, presidente dell’associazione Mediterraneo e copresidente del Comitato unitario della Resistenza, e dalla professoressa Maria Cristina Mirabello: il primo ha curato racconti e immagini, la seconda i documenti. Dopo il primo volume, ecco il seguito: ‘Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo’. È Pagano a raccontarne i dettagli.

Come si raccorda all’opera precedente?
«I due volumi raccontano un’unica storia. Il 1968-1969, a cui è dedicato il secondo, non è un fiore che nasce nel deserto. Solo se risaliamo a Ila ‘rottura storica’ dei moti del 1960 contro il Governo Tambroni, alle lotte operaie del 1961-1963, al Concilio Vaticano Secondo, alle lotte contro il colonialismo, alla Beat generation, alla generazione del Vietnam e al ricchissimo patrimonio culturale del decennio si può comprendere la ‘rottura storica’ del 1968-1969. L’esplosione fu frutto di una maturazione durata anni».

Come sono state raccolte le testimonianze?
«Abbiamo lanciato un appello pubblico, la risposta è stata entusiasta :341 testimoni, più i due autori. Le testimonianze sono inserite come frammenti di un’unica narrazione. L’opera è impreziosita da due diari scritti allora: quello di Dino Grassi, il ‘capo’ degli operai del Muggiano, e quello di Linda Merciari, maestra in Alta Val di Vara, impegnata nel doposcuola di don Sandro Lagomarsini».

Qual è il valore aggiunto di un’opera corale del genere?
«C’è proprio tutta Spezia in un decennio decisivo. Non ci sia mo limitati agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali e studentesche e dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma abbiamo preso in considerazione anche il ruolo delle donne, l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose».

Cosa lascia questo periodo alla Spezia?
«Alcune lezioni. Un protagonista del libro è il cantiere del Muggiano: la lotta per salvarlo f u decisiva per restare città industriale. lmpegnò tutta la città, un nome per tutti: il sindaco Ezio Musiani. Nel libro emerge tutta la sua forza morale. Una città unita può vincere ogni sfida, ecco la prima lezione. Un altro protagonista è il mondo della cultura. Furono anni di grande creatività e sprovincializzazione: il teatro di Antonello Pischedda e Fulvio Acanfora, le riviste di Ferruccio Battolini e Aldo Rescio, il cinema di Enzo Ungari, la fotografia di Sergio Fregoso, il Sindacato Artisti della Cgil e il Circolo Il Gabbiano, la poesia di Paolo Bertolani, l’Ostello della Gioventù a Lerici, le Cinque Terre meta degli intellettuali di tutto il mondo… L’energia della cultura è la molla per spingerci ancora a cambiare Spezia, questa è la seconda lezione».

Che ne è oggi della speranza, che dà il titolo al libro?
«La speranza immagina qualcosa che non c’è, è fatta di progetto. Negli anni Sessanta il progetto di una nuova società, di un nuovo senso della vita, c’era. Oggi non c’è più. Ma senza l’idea di un ‘mondo nuovo’ non si va da nessuna parte. Oggi ci sono soltanto scintille qui e là, ma ci saranno altri Sessantotto. Gli esser i umani non possono essere addomesticati».
Il libro ‘Un mondo nuovo’ sarà presentato stasera alle 18 al chiosco della Maggiolina, gestito dalla cooperativa Lindbergh. Interverranno, insieme agli autori, Gianluca Solfaroli, storico e vicepresidente di Mediterraneo, e Roberto Centi, docente e consigliere regionale.

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