Il dovere dell’accoglienza
La Nazione, 4 settembre 2015 – Molti migranti accolti a Spezia sono impegnati in attività di volontariato, promosse dai Comuni d’intesa con la Prefettura. E’ un impegno meritorio, utile alla comunità che li accoglie ma anche alla loro dignità.
Sono migranti richiedenti asilo, che fuggono dalle guerre di cui noi, i Paesi occidentali, siamo responsabili. Non possiamo che accoglierli: perché nessuno di questi migranti, per ora, può tornare a casa sua. E’ ipocrita chiedere che siano “aiutati a casa loro”: la loro casa non c’è più. I rifugiati vanno quindi “aiutati a casa nostra”. Ma l’impegno nel volontariato non basta: servono piani formativi e per il lavoro che siano a loro ancora più utili, per quando potranno rientrare nel loro Paese. Piani che riguardino tutti i poveri, rifugiati e italiani. Né noi né i migranti ci possiamo salvare da soli. Quelli che dicono “prima gli italiani” non hanno capito che abbiamo bisogno delle stesse cose: casa, formazione, lavoro, salute. Tutte cose che i migranti cercano e che noi stiamo perdendo, e che dobbiamo salvare e recuperare per tutti.
Ci sono poi, oltre ai migranti in fuga dalle guerre, i “migranti economici” e “ambientali”: vittime della miseria o dei cambiamenti climatici. Sto seguendo un progetto di cooperazione internazionale a Sao Tomè, in Africa: un terzo dei giovani è immigrato, “chi resta è un eroe”, mi ha detto Suor Lucia, impegnata da anni nel Paese. Il “migrante ambientale” o “economico” non ha diritto allo status di rifugiato: è bollato come clandestino e respinto al suo Paese, o schiavizzato in campagna dai caporali. Ma è giusto distinguere i profughi dai “migranti economici” e “ambientali”? Le persone che fuggono dalla miseria sono forse meno bisognose di chi fugge da una guerra? L’Europa dovrebbe accogliere anche loro, rendendole regolari. Ne abbiamo bisogno: in Italia sono più i decessi che le nascite, e il rischio demografico e della mancanza di forza-lavoro è dietro l’angolo. Contemporaneamente, però, occorre agire sulle cause che spingono i “migranti economici” e “ambientali” a fuggire. Dobbiamo favorire lo sviluppo economico in loco: “aiutarli a casa loro”, perché aumentino “gli eroi che restano”. Serve un grande piano di cooperazione internazionale che impegni gli Stati, gli Enti locali, le Chiese, i giovani di tutto il mondo, per creare libere comunità autogovernate dai popoli. Anche per questo Renzi deve nominare un Viceministro alla cooperazione, e Toti un assessore delegato. La politica non può rimanere cieca.
Giorgio Pagano
Presidente delle Associazioni Mediterraneo e Funzionari senza Frontiere
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