Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Interventi La Nazione

Fame di pane e di libertà. Lo sciopero del primo marzo all’Oto e al Muggiano

a cura di in data 7 Ottobre 2024 – 16:32

La Nazione, primo marzo 2024

Un informatore delle autorità fasciste il 29 febbraio 1944 scrisse che “domani dovrebbe essere effettuato lo sciopero all’OTO di Melara e di Muggiano”. La notizia circolava da tempo, la data era stata più volte spostata. Dopo l’8 settembre 1943 l’occupazione a Spezia era calata paurosamente, poi l’attività produttiva era ripresa ma in modo ridotto. La situazione alimentare era sempre più precaria, dominava la fame. A gennaio c’erano stati grandi scioperi, anche a Spezia. Aveva iniziato l’OTO Melara il 5, poi la lotta si era allargata alle altre fabbriche. Il 10 gennaio il prefetto aveva ceduto su buona parte delle richieste economiche e alimentari. Gli operai lottavano per contrastare la degradazione della loro vita e per ricostruire le basi della loro sopravvivenza: era una lotta economica, ma il solo fatto di scioperare in un regime di occupazione dava alla lotta anche un carattere politico.
Lo sciopero di gennaio era stato spontaneo. Sorprese il più forte partito operaio, il Partito comunista, che fu anche critico perché gli operai avevano trattato con il prefetto fascista. Ma quanto gli operai fossero determinati lo si capì a febbraio: il fascismo organizzò le elezioni delle Commissioni Interne, che furono sabotate con l’astensionismo o la dispersione del voto. Il 16 febbraio i sindacati fascisti scrissero al prefetto una lettera desolata: le elezioni “non hanno sortito esito favorevole”.
Lo sciopero del primo marzo fu organizzato dal Comitato segreto di agitazione per Piemonte, Liguria e Lombardia (creatura del Partito comunista) e fu sostenuto dal CLN, cioè da tutti i partiti antifascisti. Gli obiettivi erano economici e alimentari, ma puntavano anche alla salvezza degli impianti e della manodopera dal saccheggio tedesco – il Muggiano era stato minato e forte era la minaccia di deportare i lavoratori – e alla cessazione della produzione bellica per il Reich. Pane e libertà.
A Spezia l’adesione fu compatta: OTO, Muggiano, Termomeccanica, Jutificio, Pertusola, le piccole fabbriche, perfino l’officina congegnatori dell’Arsenale, allora sotto il comando tedesco. “Man mano arrivavano gli operai degli altri reparti – raccontarono gli operai dell’OTO – andavano a mettersi in tuta di lavoro, raggiungevano il loro posto e lì rimanevano con le braccia incrociate. Una cosa entusiasmante e solenne nel medesimo tempo”. Gli scioperanti, secondo i fascisti, furono 5 mila. In realtà furono forse il doppio: una vera e propria sfida al sistema, che scatenò una terribile macchina repressiva.

Giorgio Pagano
co-presidente del Comitato Unitario della Resistenza

Popularity: 1%