Dentro gli scioperi del primo marzo. Il federale in fabbrica ma gli operai non retrocessero
La Nazione, 2 marzo 2024
Il primo marzo, primo giorno di sciopero, il federale Bertozzi fece affiggere un manifesto a sua firma in cui era scritto: lo sciopero “sarà decisamente stroncato”. Bertozzi andò all’OTO, ordinando a tutti di recarsi nel piazzale. Questa la testimonianza degli operai: “Bertozzi, affiancato da un ufficiale tedesco, cominciò a strillare […] ad un tratto qualcuno, senza concordare l’iniziativa, urlò: ‘Via tutti! Via tutti!”. In due minuti il piazzale rimase deserto con sopra il palco il federale fascista che urlava come un ossesso”.
La GNR, in un rapporto al prefetto inviato lo stesso giorno, lo confermò: “Il Commissario Federale che ha tentato di dissuadere gli operai dell’OTO non è stato ascoltato dalle maestranze che si sono allontanate”. Il rapporto era impietoso: un “grave malcontento si rileva fra i tranvieri e i bancari” e “la popolazione civile lamenta per la deficienza della razione di olio ridotta ad un decilitro”.
Ai fascisti non andò meglio al Muggiano. Ecco il racconto di un operaio:
“Era venuto un rappresentante del sindacato fascista a fare un’assemblea nel piazzale più importante del Muggiano. C’eravamo perché la convocazione era obbligatoria. C’eravamo tutti i dipendenti del Muggiano, allora eravamo oltre 3 mila persone. Mi ricordo che tutti questi ragazzi che eravamo tra gli elettricisti, quando questo signore aveva posto una domanda che mi pare fosse se siamo contenti dell’attuale trattamento che ci viene riservato come dipendenti di una grossa fabbrica, tutti quanti in coro abbiamo gridato: ‘no!’. Tutti i ragazzi – gli uomini dovevano tenersi più coperti perché poi c’era pericolo di rastrellamenti – però noi ragazzi abbiamo detto spontaneamente ‘no!’”.
Il citato rapporto della GNR conteneva una frase significativa: “Sono confermati i nominativi dei sobillatori segnalati nel foglio 1705/B.1/9”. I fascisti conoscevano gli organizzatori ed erano pronti a colpire senza pietà. Nella notte del primo marzo il prefetto fece stampare un manifesto, affisso all’alba del 2: se lo sciopero non fosse cessato il prefetto avrebbe chiuso gli stabilimenti, licenziato gli operai e sorteggiato chi inviare in “campi italiani di concentramento, come elementi sediziosi e nemici della Patria”. In realtà il campo fu Mauthausen. Nella stessa notte iniziò una catena di arresti.
Giorgio Pagano
co-presidente del Comitato Unitario della Resistenza
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