Borgo Baceo e il cavallo di troia della legge regionale. Ma non tutto è perduto
La Nazione, 22 novembre 2020 – L’approvazione, da parte del Comune, del progetto presentato dai privati per la demolizione delle casupole e degli orti del Borgo Baceo, nella parte terminale del Parco della Maggiolina, e per la realizzazione al loro posto di due palazzoni di dieci piani, fa riflettere. L’area è in parte degradata, ma è comunque l’ultima testimonianza del passato agricolo della piana di Migliarina, nel cuore della città: un’area di pregio che andrebbe recuperata, non cancellata. Un moderato completamento edilizio, per esempio, potrebbe essere di supporto al suo recupero, connesso al tema della ruralità urbana e a quello del completamento del Parco della Maggiolina.
Fa riflettere, soprattutto, che il consumo di suolo avvenga, in Liguria, anche grazie a leggi regionali che, stando al loro enunciato, dovrebbero combatterlo. Il progetto immobiliare è stato infatti approvato in quanto opera in attuazione della legge regionale definita di “rigenerazione urbana e recupero del territorio agricolo” (n. 23, 2018). La legge, votata da tutti tranne il M5S, prevede la possibilità per i Comuni di individuare aree di degrado da avviare a rigenerazione e apre al contributo del privato nella formulazione delle proposte relative ai siti bisognosi di intervento. Astrattamente questi enunciati sembrano un passo in avanti verso il miglioramento delle condizioni delle parti di città abbandonate, e in questo il contributo del privato pare una componente insostituibile del fare urbanistico. Tuttavia nella legge si nasconde un vero e proprio “cavallo di troia”, che la trasforma, nella realtà, in un ulteriore strumento di delegittimazione della pianificazione e del ruolo del pubblico: un’ennesima “deroga” alle regole.
Il privato può infatti proporre interventi anche in variante al Piano Urbanistico Comunale -come è accaduto alla Spezia-, ma la legge non chiarisce con quali procedure, in quali momenti e attraverso quali organi il pubblico possa procedere a valutare in modo trasparente davanti ai cittadini la ammissibilità o meno dei progetti proposti dal privato. I Comuni meno virtuosi possono quindi scivolare facilmente nella logica del “caso per caso” lasciando fare all’ iniziativa privata, per giunta in deroga ai Piani. Nessuna attenzione è prevista al momento partecipativo: tutto si riduce al minimo dei trenta giorni previsti per le osservazioni, mortificando così il momento di dibattito pubblico che invece nei processi di rigenerazione avviati in altre regioni (per non parlare dell’Europa) è di importanza prioritaria. In questo indebolimento del ruolo del pubblico si nasconde l’ennesimo assalto della deregolazione contro la pianificazione: non essendoci che principi astratti a cui fare riferimento, chiunque può proporre un intervento speculativo per rimuovere sì condizioni di degrado, ma senza precise condizioni di legge, con il solo “filtro” dell’esercizio della discrezionalità da parte del Comune. Un indebolimento strategico della parte pubblica e l’apertura ad una visione quantomeno squilibrata del rapporto pubblico-privato, in favore di un approccio brutalmente privatistico. Dunque una legge che favorisce ancora una volta la rendita a discapito della qualità urbana. E che concorre, nel caso di una politica pubblica debole, come avvenuto nella nostra città, a favorire interventi a “spot”, del tutto separati dal resto della città.
I neo Consiglieri regionali e i Sindaci liguri dovrebbero riflettere: la legge andrebbe se non abrogata, quanto meno radicalmente modificata. Altrimenti avremo altre speculazioni immobiliari in una regione già pesantemente ferita. Quanto all’area della Maggiolina, dovrà essere avviata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica, e dovrà pronunciarsi, sulla questione paesaggistica, la Soprintendenza. Forse non tutto è perduto.
Giorgio Pagano
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