Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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ACAM, vi racconto gli errori fatti

a cura di in data 8 Ottobre 2012 – 11:25

Ho letto in ritardo, perché fuori città, l’intervista in cui Enzo Papi chiede un “processo politico” al sottoscritto per la vicenda Acam e ripropone alcuni dei suoi “tormentoni” di sempre. Chiedo quindi ospitalità per “diritto di difesa”. 

Da tempo  Papi e altri “inquisitori” sostengono che l’origine dei mali di Acam sarebbe l’opposizione del mio Comune alla fusione con Termomeccanica, proposta da Papi nel1998. Inrealtà Acam era allora un consorzio pubblico, senza alcuna possibilità di fondersi con un privato. Bisognava aspettare la sua trasformazione in Spa (che avvenne nel 2001): ma a quel punto fu Termomeccanica a dirsi non più interessata. Non abbiamo quindi mai potuto fare gli studi industriali indispensabili per capire se quell’alleanza avesse un senso o no. L’origine dei mali di Acam è in realtà un’altra: il fallimento, tra fine 2001 e inizio 2004, del tentativo di dar vita a un’alleanza con altre multiutilities,  necessaria per dare ad Acam sicurezza dentro una “casa più grande”. Prevalse la scelta localista dell’azienda, avallata dagli altri azionisti, di coltivare un isolamento fuori dai tempi. Contro la volontà del mio Comune: il che non ci assolve affatto, perché chi è sconfitto ha il demerito di non avercela fatta. Sicuramente sbagliai a non proporre una aperta discussione pubblica. Sarebbe scoppiato un putiferio, ma avrei dovuto farlo. Passò, contro l’aggregazione, la scelta di “stare da soli” nell’acqua e nei rifiuti, i settori più antieconomici, e di privatizzare al 49% il gas, il settore più remunerativo. Questa scelta è all’origine della precipitazione della crisi negli anni successivi. Io potrei cavarmela dicendo che il debito, quando ero sindaco, era di 160 milioni e che poi è sempre aumentato: ma non sarei onesto, perché è vero che sono stati fatti errori successivi, ma alla radice c’è la scelta del 2004, e la mia sconfitta di allora. L’onestà servirebbe, però, da parte di tutti. Io ho cercato, con il mio Diario del 2010, di aprire un dibattito onesto, ma la risposta è stata il silenzio generale. Il mio obbiettivo era ed è capire il passato per costruire il futuro, cioè riprendere la strada delle aggregazioni. Quella con Hera, però, è fallita. Dell’acqua si occuperà una società pubblica locale. Sarebbe bene che l’aggregazione si facesse tenendo insieme gas e rifiuti. Ma, si dice, le banche esigono la vendita del gas che è rimasto ad Acam. C’è un’alternativa? Se non c’è, come vendere il meno possibile e come mantenere una presenza nel territorio? Ancora: quale riorganizzazione aziendale e quale piano industriale per garantire il futuro e quindi l’occupazione? Sono i temi su cui ricostruire l’unità tra Comuni, sindacati e lavoratori.

Papi, infine, ha ragione su un altro punto chiave: la critica al metodo del “partitismo” nelle nomine, che privilegia l’appartenenza alla competenza. Su questo serve una “rivoluzione”. Che riguardi tutti, però. Perché il premio all’appartenenza vige ovunque: è il metodo adoperato da tutta la classe dirigente cittadina.

Giorgio Pagano

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