La miopia Ue affossa il recupero dei migranti
Il Secolo XIX nazionale, 20 dicembre 2015 – Il progetto “Sciasci dii pozi tià su a secu” (Sassi dei muretti edificati a secco) realizzato a Manarola, nelle Cinque Terre, è emblematico: si può potenziare l’agricoltura, e quindi salvare il territorio, se c’è la collaborazione tra le comunità locali e i giovani, italiani e migranti, in cerca di lavoro; se ci sono istituzioni dotate di “visione”, che non si limitano a occupare il potere; se il privato sociale sa gestire l’accoglienza dei migranti in una logica di inserimento sociale e di promozione di opportunità di formazione e di lavoro. E’ ciò che è accaduto a Manarola, grazie all’impegno di tanti. La Fondazione Manarola ha coinvolto la comunità, che ha messo a disposizione i terreni e la sapienza tecnica dei vecchi contadini: sono stati loro a fare da tutor, insieme alla Cia, l’associazione degli agricoltori. L’agenzia formativa Aesseeffe ha fatto da capofila e, d’intesa con la Caritas, che ospita alla Spezia i profughi scampati alla morte nel Mediterraneo, ha coinvolto otto ragazzi africani, un rumeno e due italiani.
Il Parco Nazionale ha procurato le nuove pietre. Ragazzi che non conoscevano né la lingua né gli attrezzi da lavoro hanno imparato un nuovo mestiere: ora tre di loro lavorano nelle aziende agricole del posto e altri stanno facendo un tirocinio semestrale. Cinquanta terrazze sono state recuperate, ma è solo un punto di partenza: ora il Parco vuole costituire “una banca del lavoro e del territorio”, a disposizione di tutti i coltivatori che hanno bisogno di manodopera. Insomma, è nato un laboratorio di agricoltura sociale e di inserimento dei migranti, aperto ai giovani italiani, che può e deve essere replicato in altre realtà della Liguria e del Paese. Le feste in piazza per mangiare tutti assieme in amicizia ci spiegano che è così che si gettano le basi di una grande comunità euro-mediterranea e euro-africana, su cui costruire una nuova Unione e una nuova Europa. Ora il problema principale è che a molti di questi ragazzi non sarà concesso il permesso di soggiorno, e che saranno espulsi. E’ il risvolto locale della decisione europea di distinguere tra profughi di guerra, da proteggere, e migranti economici, da respingere. Contro la quale dobbiamo batterci, non solo per far fronte alla nostra crisi demografica, ma soprattutto per ricostruire una prospettiva più umana.
Giorgio Pagano
Presidente delle associazioni Mediterraneo e Funzionari senza Frontiere
Popularity: 3%