Immigrazione, l’opposizione deve sperare in Fini
Il Secolo XIX 30 aprile 2009
Il decreto sulla sicurezza è diventato legge. Ma, dopo la doppia bocciatura alla Camera delle norme sulle ronde e sul tempo di permanenza degli immigrati nei Cpt, è diventato un’altra cosa. Si può certamente parlare di una battuta d’arresto per i disegni leghisti. E della possibilità di aprire una fase nuova sia nella politica sulla sicurezza e l’immigrazione sia nella vicenda politica del centrodestra.
In questi mesi la Lega, sotto il falso pretesto di frenare l’irregolarità, ha in realtà cercato di far passare un’altra logica, quella di rendere sempre più difficile la vita agli immigrati, irregolari ma anche regolari. Lo ha rilevato, esprimendo preoccupazioni molto serie, anche il Commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani Thomas Hammerberg. Una logica intollerante e illiberale, che non protegge la sicurezza degli italiani perché rischia di spingere gli immigrati al conflitto razziale e che non conviene al Paese, alla sua economia e al suo welfare, perché non comprende che cos’è effettivamente il nostro mercato del lavoro. Si tende a rendere sempre più complicata l’integrazione dei quattro milioni di stranieri residenti in Italia, e non si ha una risposta per gli 800.000 stranieri privi di documento regolare che in grande maggioranza (oltre la metà sono colf e badanti in attesa del “visto”) vivono nelle nostre case, lavorano al nostro servizio, vengono curati nelle nostre strutture, hanno i figli che frequentano le nostre scuole.
Già il decreto legge approvato in luglio conteneva l’aggravante, iniqua, della pena pari a un terzo per i reati compiuti dall’immigrato irregolare. Poi il ministro Maroni, sotto pressione dell’Unione europea, ha dovuto ritirare un decreto legge che imponeva forti restrizioni alla libera circolazione dei cittadini europei mediante l’allontanamento di chi fosse sprovvisto di un reddito adeguato. Così come è stato costretto a fare marcia indietro sul reato di immigrazione clandestina, norma non solo iniqua ma inattuabile, e a fare le acrobazie per evitare la censura europea sulla schedatura dei rom. Passo dopo passo, la logica della Lega avanzava, ma trovava reazioni: anche la proposta delle classi separate per i bambini stranieri non è, finora, passata.
Il decreto legge approvato in Parlamento conteneva, fino a pochi giorni fa, sia la norma sull’allungamento a 180 giorni della permanenza degli immigrati nei centri di smistamento, vale a dire una misura carceraria in assenza di reato, sia quella sulle ronde, che sanciva l’intrusione dei privati -sia pure, a differenza della prima stesura, disarmati- nel mantenimento dell’ordine pubblico. Ora tutto questo non c’è più, così come non c’è più l’incoraggiamento agli operatori sanitari a denunciare i pazienti ospedalieri sprovvisti di documenti regolari, un annuncio che ha già prodotto il dramma di tanti irregolari che, per paura, non si sono fatti curare.
Le vittorie dell’opposizione alla Camera, ottenute grazie all’apporto di settori della maggioranza, hanno dato un duro colpo alla logica xenofoba della Lega, finora accettata, pur se obtorto collo da parte di alcuni, dal centrodestra. Ecco perché diventa possibile una nuova politica per la sicurezza e l’immigrazione. Per definirne le linee guida è utile rileggere le parole di Gianfranco Fini al congresso del Pdl: l’Italia tra dieci anni sarà pluri-etnica, pluri-religiosa, pluri-culturale, occorre quindi prepararsi a questi eventi nella scuola, nelle norme di integrazione, nel rispetto di diritti e doveri da parte di tutti.
Insomma: c’è un’etica della sicurezza e dell’ordine civile e c’è un’etica dell’ospitalità e dell’accoglienza. Le due etiche non vanno contrapposte: la sicurezza aumenta la capacità di accoglienza, e viceversa. Si può e si deve dare serenità e tutela ai cittadini senza comprimere mai, in alcun modo, i diritti. Ecco perché la confusione, praticata finora, tra irregolari e criminali non aiuta né la sicurezza né l’accoglienza.
Contemporaneamente, quindi, si apre la possibilità di una divisione nel centrodestra e di una lotta al suo interno tra idee che non sono facilmente componibili. Ora se ne discuterà alla Camera: la Lega riproporrà le misure che sono state respinte in un disegno di legge. Continuerà una politica di annunci roboanti a cui seguono le marce indietro o la Lega sfonderà? Dipenderà dall’opposizione, in Parlamento e nel Paese, e dagli esiti del contrasto nel centrodestra. Non è detto che il Pdl diventi il partito dei padani impauriti e razzisti. Fini, l’ex fascista che pure fu coautore con Bossi di una legge sull’immigrazione che è all’origine di tanti nostri guai e che da vicepremier si macchiò delle gravi colpe dei giorni del G8 a Genova, sembra ormai guardare oltre Berlusconi e il suo patto strategico con Bossi, e mette in guardia dai rischi del populismo plebiscitario in nome di una destra più laica e pluralista, più attenta ai diritti degli individui e alle tutele istituzionali, più moderna ed europea. I contrasti sono reali: bisognerà vedere se Fini si ridurrà a “grillo parlante” del centrodestra o se riuscirà a giocare la sua partita.
Giorgio Pagano
L’autore, già sindaco della Spezia, si occupa di cooperazione internazionale nell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e di politiche urbane nella Recs (Rete città strategiche)
Popularity: 14%