Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Il futuro passa dal Mediterraneo

a cura di in data 29 Maggio 2010 – 09:17

Il  Secolo  XIX – 29  maggio  2010 – E’stata presentata nei giorni scorsi a Palermo la ricerca del Censis “Il Mediterraneo visto dagli italiani”, che fa il punto su opinioni e aspettative degli italiani sulla regione mediterranea. Si scopre che gli italiani si sentono tanto europei quanto mediterranei, ma che attribuiscono all’Italia un’identità più mediterranea che europea. E’ un dato inatteso, se non sorprendente, che ci rivela un sentire comune “mediterraneo”, molto diffuso soprattutto tra i giovani e i più istruiti. L’85,6% degli italiani è convinto che esista una cultura mediterranea condivisa. Emerge l’idea di un’Italia che, pur saldamente presente in Europa, ha un ineluttabile destino di Paese del Mediterraneo, dove si sono costituite le sue radici identitarie. Solo il Nord Est propende a definire l’identità mediterranea in negativo, mentre il Nord Ovest non rinuncia a guardare ai Paesi vicini con lo sguardo aperto di chi storicamente pratica gli scambi e i commerci con la sponda Sud e l’Oriente. Genova, a differenza di Venezia, non perde dunque la continuità delle sue vocazioni relazionali. Ci sono poi un Centro e un Sud che si sentono decisamente mediterranei.

Il Mediterraneo per gli italiani è un’identità, un luogo della memoria, del sentimento dell’incontro e della convivenza, ma anche un futuro da scrivere. Non è solo mare, cibo, clima, culla di civiltà,  spirito di accoglienza, è anche la nostra Cina. Cioè un’area destinata  a essere mercato di consumo per i prodotti europei e soprattutto a giocare un ruolo nell’economia globale: turismo, traffici marittimi, energia. Non siamo quindi di fronte a una deriva “levantina” degli italiani, ma a un’identità fondata sull’equilibrio tra due consapevolezze: dell’importanza sia della stabilità europea che delle potenzialità economiche del rapporto con il mare nostrum.

L’indagine è in evidente contrasto con logiche politiche imposte da decenni, quelle di un’Europa “neocarolingia”, schiacciata su Nord e Est e incapace di guardare a Sud. E’ vero che l’Unione Europea, prima con il Processo di Barcellona e poi con l’Unione per il Mediterraneo, ha tentato risposte nuove. L’UPM, su spinta di Nicholas Sarkozy, intendeva originariamente coinvolgere solo i Paesi rivieraschi e abbandonare i grandiosi progetti globali di Barcellona scegliendo un approccio più concreto, ma le resistenze della Germania riassorbirono il disegno francese nel solco comunitario. Aspetti innovativi e originali sono comunque stati mantenuti, ed è da lì che occorre ripartire. La macchina dell’UPM, rimasta ferma per tutto il 2009, si è da poco rimessa in moto, e deve ora riempirsi di contenuti e di iniziative: individuare i primi settori di intervento progettuale (infrastrutture, energie rinnovabili, università, ricerca…), condividere il processo decisionale e gestionale tra i Paesi delle due sponde, contribuire a riannodare il dialogo di pace in Medio Oriente. In particolare, il Fondo euro-mediterraneo d’investimento e partenariato (FEMIP), braccio finanziario della Banca europea degli investimenti (BEI), va trasformato in un nuovo istituto di credito incaricato di finanziare progetti per lo sviluppo e la convergenza dell’area euro-mediterranea: una Banca euro-mediterranea degli investimenti che faccia da volano dell’area.

La ricerca del Censis ci dice che la maggioranza degli italiani la pensa come la maggioranza degli analisti mondiali: il Mediterraneo è strategico rispetto ai destini globali. L’Europa, quella dei Governi ma anche quella delle Regioni, non può più permettersi di aspettare. Anche la Liguria deve fare la sua parte.

Giorgio Pagano

L’autore si occupa di cooperazione in Palestina e in Africa ed è segretario generale della Rete delle città strategiche; alla Spezia presiede l’Associazione Culturale Mediterraneo

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