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Conversione ecologica, una legge per la Liguria

a cura di in data 2 Febbraio 2016 – 08:29

Il Secolo XIX nazionale, 28 gennaio 2016 – La Liguria -terra delle centrali a carbone da dismettere o riconvertire e delle aree inquinate da bonificare, fanalino di coda nelle energie alternative, con tante piccole imprese in difficoltà e un panorama sconfortante delle start-up innovative- avrebbe bisogno di una legge regionale “per la riconversione ecologica e sociale”, come quella proposta nella Regione Lazio dopo un lungo lavoro comune di realtà istituzionali, sindacali, imprenditoriali e associative. Un percorso nato dalla riflessione condivisa secondo cui l’uscita dalla crisi economica e ambientale non può che passare per processi di conversione dei modelli di produzione e di consumo, rispetto ai quali le amministrazioni pubbliche possono e devono assumere un ruolo di “orientamento”.

La proposta di legge del Lazio individua come ambiti una serie di attività: la ristrutturazione delle linee e degli impianti di produzione, la trasformazione dei prodotti e dei servizi prestati, la modifica dell’uso di materie prime e fonti energetiche, la riduzione dell’uso dei suoli e delle distanze tra produzione e consumo, la formazione permanente dei lavoratori, il recupero di aree inquinate e di spazi degradati. I beneficiari sono le piccole e medie imprese in situazione di pre-crisi, le imprese individuali e le cooperative, i lavoratori di aziende in procedimento fallimentare -con l’obbiettivo di salvaguardare i livelli occupazionali e la continuità produttiva-, le associazioni che vogliono recuperare spazi pubblici in degrado o in disuso… Sono previsti una cabina di regia, un comitato tecnico per definire i piani aziendali di conversione, e lo strumento dell’accordo di partenariato, proposto dal soggetto beneficiario. Le risorse di cui le Regioni dispongono sono ampie, sia proprie che europee (è l’Europa a chiederci di investire su “uno sviluppo sostenibile, intelligente e inclusivo). Quel che serve, come propone la legge, è un loro utilizzo coordinato.

Perché non avviare anche in Liguria una riflessione partecipata che si preoccupi di “che cosa” produrre (e che cosa non produrre), di come produrlo, con che cosa, per chi e anche dove? Ci servirebbe per creare lavoro entro i limiti della sostenibilità ambientale e sociale, e per vivere meglio. Certo, per promuovere la conversione dell’economia della Liguria servono “forze fresche”: ci sono, sia nell’associazionismo che nel mondo cooperativo e imprenditoriale, ma bisogna farle emergere. Questa riflessione ci aiuterebbe a farlo.

Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo

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