Comuni efficienti se valutano il personale
Il Secolo XIX – 26 febbraio 2008 – Il confronto programmatico in campagna elettorale dovrebbe mettere al centro -come priorità assoluta- il tema dell’efficienza della pubblica amministrazione. Il problema è presente in tutti i Paesi avanzati, ma è storicamente più grave nel nostro. Giustizia, sicurezza, scuola, sanità, infrastrutture, ambiente: ogni questione ci riporta all’inefficienza di una parte non piccola di queste amministrazioni, che danneggia i cittadini utenti, le imprese, l’economia. Lo stesso obbiettivo della riduzione della spesa pubblica, se non vuole ridursi a un attacco alla spesa sociale, rimanda al tema dell’efficienza del lavoro pubblico.
La lotta per migliorare la qualità della p.a. riguarda i suoi singoli settori ma deve anche aggredire alcuni difetti che caratterizzano tutto il sistema. Tra questi uno dei più gravi è quello della competenza e della produttività dei dirigenti e della loro valutazione sulla base del raggiungimento degli obbiettivi. Il problema riguarda tutti i lavoratori ma non c’è dubbio che esso può risolversi solo partendo dalla testa e non dalla coda della catena di comando.
Ma non basta chiedere ai partiti di presentare proposte perché Governo e Parlamento producano le necessarie innovazioni legislative. Ognuno deve fare già oggi la propria parte, a partire dai Comuni che sono tanta parte della p.a.
Occorre cioè che nasca e si concretizzi, dall’interno dei Comuni, una proposta di radicale riforma, che riqualifichi il lavoro pubblico e migliori il suo contributo alla produzione di valore per le collettività. L’Anci propone di partire dai risultati di cambiamento già ottenuti in alcuni Comuni e dalle migliori esperienze in corso, per migliorarle e estenderle a tutto il territorio nazionale. .
Il cuore della proposta sta nella particolare attenzione al tema della valutazione delle prestazioni dei dirigenti, e conseguentemente di tutto il personale, considerata come leva essenziale per attivare comportamenti virtuosi nella p.a. Una valutazione che deve essere usata certo per “punire i fannulloni” ma anche e soprattutto per “premiare il merito” e per misurare il livello di miglioramento delle prestazioni dei singoli e dell’organizzazione nel suo complesso. Per le finalità disciplinari, infatti, è sufficiente l’osservazione oggettiva dei comportamenti devianti (come l’assenteismo) e l’applicazione, più rigorosa e più coraggiosa di quanto oggi non sia, del sistema di sanzioni previsto. La valutazione serve soprattutto per altro: per lo sviluppo e la crescita del personale e per una migliore qualità dei servizi ai cittadini. Una valutazione, quindi, che non valuti tutti allo stesso modo e premi davvero il merito, i dirigenti e i lavoratori che amano il proprio lavoro e forniscono le migliori prestazioni.
Ma chi svolgerà la funzione della valutazione? Noi non pensiamo di creare una struttura ad hoc, anche per non rendere più costoso e più complesso il sistema, ma ad una “Agenzia del lavoro locale”, che dovrebbe nascere dalla riforma dell’Agenzia dei segretari comunali. Inoltre la valutazione deve tener conto dei cittadini, ai quali va data la reale possibilità di giudicare i servizi ricevuti e di fare proposte per il loro miglioramento.
In sostanza: serve certamente un impegno dei partiti per cambiare le regole nazionali, fino a far recepire alla contrattazione collettiva norme che colleghino la valutazione con la retribuzione e gli avanzamenti di carriera. Ma a questo nuovo assetto del sistema, più produttivo e incentivato, si può arrivare meglio se si attivano già oggi percorsi virtuosi di miglioramento basati sulle capacità dei singoli Comuni. E’ una sfida che i Comuni lanciano ai partiti ma anche a se stessi, nell’interesse di tutti i cittadini .
Giorgio Pagano
Presidente di ANCI Liguria
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