Waterfront, il piano non cali dall’alto
Il Secolo XIX – 18 gennaio 2010 – Il Presidente dell’Autorità Portuale ha dichiarato, sul waterfront, che “c’è ancora spazio per un confronto teso ad ottimizzare il disegno, per raccogliere proposte, ma occorre fare in fretta e comunque fare riferimento al masterplan”. Ma come e quando si farà questo confronto, di cui il sindaco si è fatto garante?
Conosco i timori: che la partecipazione non abbia tempi certi e finisca con il bloccare tutto. Giusto, ma la partecipazione che io, e molti con me, propongono prevede tempi e anche regole certe. A questo progetto ho dedicato tanti anni della mia vita, ed è anche per portare a termine senza perdite di tempo il concorso di idee che ho voluto restare sindaco fino all’ultimo giorno del mandato, rinunciando ad ogni altra ambizione. Sono il primo ad “aver fretta”, ma nel contempo sono consapevole che un progetto così importante richiede, come ogni waterfront del mondo (si legga il libro di Nino Greco “La città e i suoi mari”), una forte partecipazione in tutti i passaggi. Anzi, l’esperienza insegna che è proprio la sua mancanza che porta all’immobilismo. Giustamente l’on. Orlando ha fatto riferimento all’esperienza del Piano Regolatore Portuale: l’Autorità Portuale presentò la sua proposta nel giugno 2001; il Comune avviò un amplissimo confronto, che porto all’intesa con l’A.P., su un Piano radicalmente diverso, nel dicembre 2001. Bastarono sei mesi. Il Consiglio Comunale fu quasi unanime. Poi il Piano fu approvato dalla Regione solo nel 2006 non certo per i “veti incrociati” della partecipazione ma per l’ignavia di molti, Ministero in primis.
Ma di che cosa discutere? Il tema di fondo è stato ben individuato dal Gruppo tematico Spezia-centrostorico: capire il perché delle differenze tra il progetto vincitore del concorso di idee e il masterplan. Il Gruppo osserva, nel masterplan, “un rilevante condizionamento economico dal punto di vista dell’edificato”, “con edifici più spostati verso il mare e più alti, in contraddizione con quell’andamento basso e più fluido con cui l’edificato doveva espandersi, secondo il primo progetto, nel rispetto del vecchio tessuto ottocentesco”. In questo modo, prosegue, avviene “la perdita del carattere strutturante del verde come filtro tra la città costruita ed il mare”. Il Gruppo aggiunge che non ha avuto seguito un altro aspetto qualificante del progetto originario, “la navigabilità del primo tratto del Lagora”. Altre domande importanti sono state poste in questi mesi, come quella sul “simbolo” culturale che sia segno distintivo del nostro waterfront.
Chi amministra ha bisogno del confronto. Un riformismo “dall’alto” è sempre destinato a fallire. Sono stato un uomo delle istituzioni, e conosco la loro importanza. Ma sono contro il primato del potere, la spregiudicatezza di ristrettissimi “stati maggiori”, la politica elitaria e delle “oligarchie dei giri”, come le chiama Gustavo Zagrebelski. Prima da uomo di partito, poi da sindaco, oggi da cittadino impegnato nella società civile, mi ha sempre mosso l’interesse per le energie popolari, la fiducia nell’intelligenza delle persone, la passione per una politica che si fa principalmente nella società e non nelle stanze del potere. Perché qui c’è un’altra “partecipazione”: il negoziato con interessi privilegiati e lobbies di pressione.
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