Un nuovo ’68, figlio del nostro tempo
Il Secolo XIX, 16 marzo 2019 – Dobbiamo dire grazie alle ragazze e ai ragazzi che hanno manifestato, a Spezia come in altre 2051 città di tutto il mondo, per salvare il clima. Ci hanno fatto capire che il cambiamento climatico riguarda tutti. Ho visto la desertificazione dell’Africa, la terra diventata arida, i popoli costretti a migrare: non dobbiamo prendercela con le migrazioni, ma con le loro cause. E in Italia ognuno di noi vede che i bacini idrografici hanno sempre meno portata, mentre le regioni costiere come la nostra vanno sempre più spesso sott’acqua, a causa di mareggiate e alluvioni. L’Istituto Superiore di Sanità segnala che ci restano due generazioni e che i nostri nipoti rischiano di non poter più vivere all’aperto.
I giovani chiedono di cambiare, perché “si sono rotti i polmoni” e non c’è più tempo. Non è un nuovo movimento ecologista o ambientalista, è qualcosa di molto di più: un movimento globale per il destino del pianeta, un’assunzione di responsabilità sul futuro del genere umano. E’ forse un nuovo Sessantotto, figlio però del nostro tempo. Il tratto comune, rispetto a cinquant’anni fa, è la rottura generazionale, la discesa in campo di una nuova generazione in tutto il mondo. E’ un potenziale enorme. Dobbiamo assumere lo sguardo dei giovani, chiederci cosa può fare la politica e ciascuno di noi. Noi più adulti, che stiamo consegnando ai giovani di oggi un mondo in dissoluzione.
Chiederci che cosa possiamo fare anche nella nostra città: dismettere finalmente la centrale a carbone e non sostituirla con una a metano, dare sempre più spazio al trasporto pubblico rispetto a quello privato… Cambiare cioè un modello di sviluppo. Spero che la politica capisca che serve cambiare il modello economico-finanziario che sta distruggendo il pianeta. Purtroppo non è ancora così: la mobilitazione dei giovani è più avanti della politica ufficiale. L’unico che ha preso la parola su questi temi è Papa Francesco: ha ripetuto più volte che siamo davanti alla conseguenza drammatica dell’attività economica incontrollata dell’uomo, che va ripensata dalle fondamenta. È questo l’elemento che il movimento pone davanti alla politica: rispondere con parole generiche di adesione non ha alcun significato se poi non si sostengono programmi economici, sociali e ambientali radicalmente innovativi.
Giorgio Pagano
Cooperante, già Sindaco della Spezia
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