Sui crimini nazisti impedire il silenzio
Il Secolo XIX – 6 luglio 2008 – Lunedì sono stato al Tribunale militare, nell’ultimo giorno della sua lunga storia. Lo ha soppresso la legge finanziaria del 2007, per risparmiare sui costi dello Stato.
I dipendenti stavano riempiendo gli ultimi scatoloni, c’erano commozione ed amarezza.
Ero lì per salutare il Procuratore militare Marco De Paolis e ringraziarlo per il suo lavoro di questi anni. E’ un magistrato rigoroso e instancabile, che ha condotto indagini lunghe e faticose per individuare i responsabili di molte stragi nazifasciste avvenute tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Stragi generalmente impunite, in cui vennero massacrati più di 15.000 civili, in maggioranza donne e bambini.
I fascicoli riguardanti quei crimini furono sepolti tra la seconda metà del 1947 e il 1948 nell’”Armadio della vergogna”. Fu la ragion di Stato, alimentata dal clima della guerra fredda, la causa dell’insabbiamento. L’ordine venne da autorità di governo, i procuratori militari eseguirono alla lettera. La giustizia cedette all’iniquità, poiché in quei fascicoli c’erano i nomi degli assassini, appartenenti alle SS e alla Wermacht. L’armadio, nascosto nella sede della Procura militare di Roma, fu scoperto casualmente nel 1994.
Da allora i Comuni, i familiari delle vittime, le associazioni della Resistenza si sono battuti perché fosse fatta giustizia. E’ un diritto e un dovere sapere, finalmente, la verità: lo si deve alla memoria dei morti; e alla storia della tutela dei diritti umani.
Il nostro Comune è stato in prima fila, perché sede della Procura dove erano stati trasferiti ben 214 fascicoli. Grazie innanzitutto all’impegno di Marco Ferrari, abbiamo organizzato un convegno nazionale e richiesto, a più riprese, di dare un pieno organico alla Procura, perché potesse portare a termine le inchieste. Abbiamo affiancato alla difesa delle parti civili un nostro legale di fiducia, Sergio Busoni, il cui supporto è stato prezioso. Il risultato è stato straordinario: 12 processi svolti, di cui 9 conclusi -tra cui quelli di S.Anna di Stazzema e di Marzabotto- e 3 in corso, e 27 indagini in corso.
Ora l’enorme lavoro fatto da De Paolis e dai suoi collaboratori rischia di interrompersi. Disperdendo un team che aveva realizzato un lungo lavoro di approfondimento storico, si rischiano tempi molto lunghi per l’acquisizione delle competenze da parte delle Procure di Verona e di Roma, a cui le stragi ancora senza colpevoli sono state assegnate. E va tenuto conto dell’età molto avanzata dei familiari e degli imputati. Insomma, si teme un nuovo occultamento nelle stanze di altri armadi. Una campagna di disinformazione ha portato, nelle scorse settimane, alla conferma della soppressione: non si è compresa la specificità della nostra Procura e di un lavoro che ha ridato dignità allo Stato. Ora serve una campagna opposta: perché si trovi una soluzione che impedisca un nuovo silenzio. Non rinunciamo ad indignarci ancora: in gioco c’è un patrimonio civile e morale della città e del Paese.
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