Il Secolo XIX – 19 luglio 2010 – Il rapporto sull’economia della Camera di Commercio è preoccupante perché le nude cifre confermano un giudizio diffuso: Spezia stava costruendo un nuovo futuro, poi la “grande crisi” ha complicato le cose in tutti i settori (escluso il turismo) e ci ha fatto tornare indietro. Il dato più drammatico riguarda l’occupazione: 7.000 occupati in meno in un anno.
Condivido i commenti della classe dirigente cittadina: abbiamo grandi opportunità, e se realizzeremo i tanti progetti che sono sulla rampa di lancio (e lo sono davvero) potremo rialzare la testa. Così come è sacrosanta la critica al Governo sull’unico progetto fermo: il rilancio della base navale e il riuso di parte delle aree per nuove attività produttive. Il silenzio dell’esecutivo, dopo tante promesse, è insopportabile per la città. Che deve trovare la forza per conquistare una vera sede di confronto. Con l’unità delle sue componenti, la creatività delle proposte e anche, ormai, con quegli atti “provocatori” di cui ha parlato il presidente di Confindustria.
Bisogna chiedersi se tutto questo basti. Io credo che non ci si debba accontentare dei progetti già in campo e che sia il momento di nuove sfide progettuali: sia su temi nuovi, sia su temi consueti, da affrontare però in modo nuovo. Innanzitutto l’innovazione nei settori chiave della nostra economia, industria e turismo-terziario: aiutare le imprese ad aggregarsi, a internazionalizzarsi, a fare i cambiamenti necessari. Poi la green economy: un salto tecnologico paragonabile a quello della rivoluzione informatica. Ancora: la formazione, dall’infanzia all’università passando per quella professionale, decisiva per affrontare la disoccupazione. Infine il tema dell’intercultura e dell’accoglienza agli immigrati: perché senza di loro una città invecchiata non avrà sviluppo demografico e forza lavoro. Sono belle sfide: l’occasione per tornare alla riflessione strategica, che coinvolga la città e rafforzi il capitale sociale e la fiducia.
Ma la politica cittadina è attrezzata per queste sfide? L’esito paradossale del rimpasto in Provincia fa venire qualche dubbio: un’iniziativa nata per un “cambio di passo” nell’ente e per “recuperare l’astensionismo” non ha consentito la comprensione di quali siano le criticità e i rimedi e ha dato l’immagine di un mero scontro partitico, allontanando ancor più i cittadini delusi. Il paradosso è anche un altro: un’operazione per allargare la maggioranza si chiude con un suo restringimento, proprio quando la crisi economica e l’attacco governativo agli enti locali richiederebbero compattezza. Sono saltate le intese con la sinistra radicale, che a Spezia ci sono dal 1997 e avevano retto anche alle enormi difficoltà della caduta dei due Governi Prodi.
Capisco le difficoltà ad avere maggioranze nei Consigli, quando tanti consiglieri di centrosinistra cambiano casacca (4 in Provincia, 5 in Comune). E’ un contesto che facilita rimpasti di tal fatta e anche nomine negli enti tutte legate alle vicende partitiche, come nel caso della presidenza Atc. Ma così si rischia di navigare a vista. Serve di più la politica, quella vera: il rilancio di una strategia per la città, per essere maggioranza nella società. Quando la città è con chi governa la maggioranza nei Consigli, prima o poi, c’è sempre.
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