Puntare sul “verde” per ottenere sviluppo
Il Secolo XIX – 8 novembre 2009 – Quando parlo di green economy cerco sempre di uscire dal ritornello un po’ stantio “ambiente pro o contro”, perché penso che il tema sia ancora più importante: esprimere una diversa idea di futuro che si ha per il mondo. Come ha detto Obama, “la scelta che abbiamo davanti non è tra salvare l’ambiente o salvare l’economia ma tra prosperità e declino”. La green economy, nel pieno della grande crisi, salva sia l’ambiente che l’economia e dà speranza. La risposta alla crisi climatica, con quello che comporta in termini di ricerca e innovazione tecnologica, non è un peso ma una delle chiavi per affrontare la crisi, il modo più lungimirante per creare sviluppo.
Due notizie recenti fanno ben sperare anche per la realtà spezzina. Il presidente della Provincia, in rappresentanza dei sindaci, ha firmato a Bruxelles il Patto per il raggiungimento e il superamento, nel nostro territorio, degli obbiettivi dell’Unione europea per il 2020: riduzione del 20% delle emissioni di gas serra; 20% di energie rinnovabili; aumento del 20% dell’efficienza energetica. A tal fine i Comuni potranno accedere ai fondi della Banca europea degli investimenti.
L’altra notizia è che la Giunta regionale ha stanziato 4 milioni, in aggiunta ai 5 stanziati a giugno, per gli enti pubblici che vogliono realizzare impianti di energie rinnovabili. 10 milioni erano già stati destinati alle imprese.
Secondo l’Unep (il Programma ambiente dell’Onu) per difendere il clima e l’economia nel mondo si dovranno investire almeno 750 milioni di dollari l’anno. Gli investimenti in rinnovabili si sono moltiplicati per 4 tra il 2004 e il 2008 raggiungendo 140 miliardi di dollari e superando per la prima volta quelli delle fonti tradizionali, fermi a 110 miliardi. La spinta delle energie pulite è più forte della crisi anche in Italia: siamo terzi in Europa come produzione sia dell’eolico che del solare.
La politica deve fare la sua parte, incentivando le iniziative pubbliche e private. Anche la politica locale, come gli esempi citati insegnano. L’impegno di Regioni, Province, Comuni è indispensabile. Serve un “federalismo eco-energetico” che incoraggi ogni ente a dotarsi di Piani energetico-climatici e a promuovere le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. E’ un programma grandioso, che deve coinvolgere nei territori le imprese, i sindacati, l’università e la ricerca, le associazioni civiche e tutti i cittadini, perché anche noi abbiamo un ruolo: spetta a noi decidere di mettere sul tetto i pannelli fotovoltaici o di riqualificare l’abitazione per il risparmio energetico.
Ho già citato, in questa rubrica, l’impegno pionieristico del Comune di Varese Ligure. Oggi la citazione la merita il Comune di Castelnuovo Magra, che ha ricevuto un riconoscimento al Salone internazionale dell’edilizia “per aver adottato un regolamento edilizio innovativo, integrato da linee guida per l’uso efficiente dell’energia e la valorizzazione delle fonti rinnovabili”. Ricordo, poi, che il piano industriale di ACAM prevede lo sviluppo di nuove attività nel settore, anche come uno dei modi per rilanciare l’azienda.
Insomma, l’auspicio è che almeno un Comune spezzino possa diventare come Dardesheim, villaggio della Sassonia, o Samso, isola della Danimarca, dove il fabbisogno energetico è coperto interamente da fonti rinnovabili, le emissioni di anidride carbonica sono totalmente abbattute e gli abitanti risparmiano, guadagnano lavorando nella green economy e vivono in un ambiente sano.
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