Prioritaria la nascita di un nuovo civismo
Il Secolo XIX – 30 novembre 2008 – Alcuni lettori mi hanno scritto dopo gli articoli sull’energia e la mobilità del futuro per sottolineare l’importanza della nostra responsabilità personale nel cambiamento degli stili di vita.
Se vogliamo salvaguardare ambiente e salute dobbiamo, scrive un lettore,”dare l’esempio, perché solo così convinceremo gli altri a cambiare abitudini”. Altri mettono l’accento sulla necessità che i governi -nazionali e locali- facciano di più, anche interferendo nello stile di vita dei cittadini con misure costrittive.
C’è una verità in entrambi i punti di vista. Ma la priorità è la nascita di un nuovo civismo, è il cambiamento personale.
Per l’economista Jeremy Rifkin l’energia del futuro, quella del risparmio e delle fonti rinnovabili, ha l’obbiettivo di “trasformare ogni edificio in una centrale in grado di produrre l’energia di cui ha bisogno, per poi mettere in rete le eventuali eccedenze”. Al centro ci sono i cittadini responsabili che risparmiano e autoproducono energia.
Un analogo protagonismo delle persone occorre nel campo della mobilità. Il tasso di automobili in Italia è secondo al mondo per densità, ma qualcosa comincia a muoversi: il consumo di benzina, complice l’aumento del prezzo, è sceso del 20%, si riduce l’uso dell’auto, tornano in auge autobus e bici.
Gli attuali impianti energetici e l’uso dell’auto che facciamo oggi hanno un futuro? Se sì, vuol dire che saremo noi a non averlo. Ecco perché i cittadini, per conto loro, cominciano a cambiare stili di vita.
Certo, il ruolo dei governi è fondamentale: non solo per nuove politiche energetiche e della mobilità, ma anche per aiutare i cittadini a cambiare, a vincere le pigrizie. Le campagne di educazione ambientale sono importantissime. Il punto è: occorrono anche misure regolative?
La questione che si pone è quella della libertà. In base a quale diritto i governi possono interferire nello stile di vita dei cittadini? La giustificazione c’è nel momento in cui la libertà di alcuni individui pone un limite a quella degli altri, e lo sperpero delle risorse del pianeta compromette le condizioni di vita delle generazioni future. Ecco, allora, il senso di leggi, regole, incentivi per spingere a risparmiare energia e a produrne di pulita, o a non usare l’auto negli spostamenti brevi e nei centri urbani.
Va detto, inoltre, che alcuni comportamenti distruttivi non sono espressione della libertà dell’individuo, ma la limitano. Per esempio la tendenza all’obesità, diffusa in tutto il mondo, accresce il rischio di molte malattie. E’ legittimo, allora, mettere al bando i distributori di merendine caloriche nelle scuole o offrire una refezione scolastica a base di alimenti più sani.
Penso, però, che senza il protagonismo convinto dei cittadini non ce la faremo mai. Una società matura non proibisce, ma educa responsabilmente i cittadini a scegliere.
Da questo punto di vista c’è una riflessione da fare anche per i partiti, soprattutto per quelli di sinistra, che hanno (o avevano) il volontariato nel loro dna. Penso all’invasione dei rifiuti a Napoli: bisognava reagire facendo appello al volontariato, chiamando i cittadini a dare l’esempio, a fare la raccolta differenziata, a pulire le strade… E oggi bisognerebbe, in tutta Italia e anche da noi, sensibilizzare le persone a comportamenti più virtuosi per “resistere al cambiamento climatico”. I partiti non devono più guidare dall’alto il cambiamento delle persone. Ma riconoscerlo, assecondarlo, promuoverlo, questo sì.
lontanoevicino@gmail.com
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