Porto, una riforma che esclude la partecipazione
Il Secolo XIX, 16 settembre 2016 – La discussione sul porto in corso in città è la prova di quanto sia in crisi la politica spezzina. E’ singolare che molti difendano la riforma portuale di Del Rio, una riforma ri-centralizzatrice che, coerentemente al pensiero oggi dominante, impone anche nei porti il mito dell’uomo solo al comando ed elimina la partecipazione e il controllo dei corpi intermedi. Viene azzerata ogni possibilità di interlocuzione/controllo tra la governance dello scalo e la comunità urbana ospitante: a partire dalla cancellazione dell’attuale Comitato Portuale, che interfacciava con il Presidente, ormai di elezione direttamente ministeriale. Nella riduzione al silenzio di chi subirà come dirette conseguenze -buone o cattive che siano- le inappellabili decisioni del designato dal governo. Una vera e propria sberla in faccia a chi propugna l’idea della dimensione civica quale laboratorio rifondativo di una democrazia malata.
Ma a Spezia c’è ben altro: si utilizza la riforma -c’è chi vuole accelerarla e chi rinviarla- anche per indebolire o rafforzare l’attuale Presidente, in una lotta di potere che ha come obbiettivo l’elezione del prossimo Sindaco. Il conflitto tra Autorità Portuale e Comune è diventato sempre più violento, fino al Comitato andato deserto nei giorni scorsi. Con un risultato: la paralisi del porto. Quasi nessuna parte del Piano Regolatore del Porto approvato dal Comune e dall’AP nel 2002 e dalla Regione nel 2006 è stata ancora attuata.
L’unica novità è stata lo sviluppo delle crociere. Ma come è avvenuto? L’AP decise di non aspettare i tempi della stazione crocieristica prevista dal PRP nel nuovo waterfront di Calata Paita, arenato tra le polemiche. Le navi da crociera cominciarono ad arrivare al molo Garibaldi, destinato ad ospitare le attività portuali oggi in Calata Paita. Insomma, si fece una scelta: prima il mercato, poi le infrastrutture. All’insegna della spregiudicatezza, per usare le parole di Giorgio Bucchioni sul Secolo. Il Comune ultimamente ha reagito, ma ha proposto soluzioni diverse rispetto al PRP. Con il rischio di tornare al punto di partenza.
Si può uscire da questa nuttata? Forse: ma solo se i cittadini e le forze vive della società, finora troppo silenti, diventeranno, finalmente, attori e non spettatori.
Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
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