Polo universitario, subito la nuova sede
Il Secolo XIX – 9 agosto 2010 – L’Università è un bene straordinario per la città: una risorsa preziosa per lo sviluppo e la crescita di un’occupazione di qualità, e la precondizione perché Spezia si innovi inserendosi in una rete di scambi di talenti e professionalità a livello nazionale e internazionale. Oggi il polo Marconi ha 7 corsi di laurea: 3 triennali, ingegneria nautica, ingegneria meccanica e informatica applicata, e 4 biennali, ingegneria nautica e design navale e nautico e, da quest’anno, meccatronica e logistica e sicurezza, legate a meccanica e a informatica. Sono corsi delle Università di Genova, Pisa e Milano, richiesti dalla città, che li ha finanziati in questi anni con le risorse (un milione l’anno) di Promostudi, società costituita da Comune, socio al 50,5%, Provincia, Camera di Commercio, Fondazione Carispe e Unione Industriali. Dai 178 studenti del 2001 siamo passati ai 945 di oggi, di cui il 60% proveniente da altre province, e anche dall’estero (il 10% nella nautica). L’80% dei 394 giovani che si sono laureati ha trovato subito lavoro. La nostra Università è quindi un polo di eccellenza e di qualità, al servizio non solo del territorio ma del Paese.
Ma c’è ancora molto da fare. Intanto bisogna tener conto della riforma Gelmini: i corsi dovranno vedere tutti la partecipazione dell’Università della regione (Genova), pena la loro cancellazione. E poi: tutto è nato dalle istituzioni locali, ma ora c’è bisogno che ci credano in tanti. Per questo Promostudi si è trasformata in una Fondazione di partecipazione, dove potranno entrare le Università e le imprese. Senza per questo rinunciare al necessario, ma mai scontato, ruolo “centrale” degli enti pubblici. Le Università vanno sempre più coinvolte, anche economicamente, come è accaduto di recente: prima solo il 70% delle tasse pagate dagli studenti tornavano al nostro polo, ora siamo al 95%.
L’altro salto di qualità sta nel legame tra didattica e ricerca. Ecco, allora, la necessità di uno stretto rapporto con il nascente Distretto delle tecnologie marine e con i centri di ricerca, in primis il Centro studi e sperimentazioni navali della Marina (l’ex Mariperman), per poter usufruire dei suoi laboratori.
C’è infine un grande problema non più rinviabile: l’inadeguatezza della sede di via dei Colli a fronte del continuo aumento degli studenti. Che in parte quest’anno hanno fatto lezione al Palasport. Non c’è dubbio che la sede più idonea sia la caserma Duca degli Abruzzi, l’ex Maricentro. Lì ci sono già una mensa, spazi per le aule e per dare sistemazione logistica a una parte degli studenti. L’intervento darebbe una spinta potente alla riqualificazione della zona nord della città. Un po’ come l’area ex Ip a levante. La caserma è infatti molto grande e può ospitare tante altre funzioni: uffici, commercio, residenze, una piazza abbattendo parte del muro che dà su via Gramsci… Nei giorni scorsi l’ha visitata il presidente della Regione Burlando, che è rimasto “impressionato” e si è impegnato a supportare il Comune nella trattativa da tempo aperta con la Marina. In ballo c’è anche un’altra ipotesi: l’ex deposito Mardichi in via XV giugno. Il tempo stringe, una soluzione va trovata. Anche perché la Regione ha stanziato 6,5 milioni per la nuova sede, che i tagli del Governo mettono a rischio.
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