Mirabello, Marina integrata nella città
Il Secolo XIX 12 luglio 2009 – L’amico Vittorio Foce, che lo gestisce, mi ha invitato al Porto Mirabello cafè, il bar per i clienti del Porto, aperto alla città. Si può andare con l’auto o a piedi, passeggiando lungo il Lagora. Arrivati si ammira il golfo e, alle spalle, la sua quinta scenografica: le colline di Spezia.
Il Porto Mirabello è un progetto che sta andando avanti per gradi e che è ormai al traguardo. L’esempio, unico in Italia, di un marina urbano, integrato con la città come a Montecarlo, Nizza, Cannes, realizzato su un’isola artificiale di quasi 50.000 mq, senza togliere spazio al tessuto urbano. E che si integrerà ancor più grazie al ponte pedonale che congiungerà la passeggiata Morin al Porto. Ma per questo occorre l’accordo con la Marina, che deve cedere la banchina Revel.
Realizzata la strada e i parcheggi, è già agibile il molo principale, dove sono ormeggiate 150 barche medio-grandi. A settembre saranno finite le opere a mare. I posti barca dai 14 ai 65 metri sono 386, 728 i posti destinati alla nautica sociale. La prossima estate il Porto sarà ultimato: galleria commerciale, centro fitness, piscina, ristoranti, parcheggio a due piani, cantiere manutentivo. Da una banchina partiranno i battelli per le isole e le Cinque Terre e, speriamo, per la diga balneabile; e i taxi per collegare il Porto al golfo e all’entroterra. Un marina senza barriere con la città, con un’offerta commerciale e di servizi a disposizione di tutti.
Il Porto è di fatto l’avvio del waterfront, ed è una struttura che potenzia l’offerta nautica. Abbiamo i cantieri che costruiscono le barche, ma una carenza di strutture per ospitarle: il Porto Mirabello contribuisce a superarla. E darà posti di lavoro, 200 con l’indotto. Senza considerare, come ci spiega l’indagine di Unioncamere, che la spesa media di un diportista in Liguria nell’estate 2008 era di 140 euro al giorno. Insomma, la barca va nonostante la crisi: una ricerca dell’Ispo per l’associazione dei produttori rileva che cresce la passione per il mare.
Ora il Porto Mirabello deve fare rete con gli altri porti, Porto Lotti in testa, e con le aziende produttrici per dare ulteriore impulso alla nautica. Nelle aree della Marina va insediato un grande cantiere di assistenza, service, refitting per le barche del Mediterraneo, una straordinaria occasione di lavoro. La Festa della Marineria, poi, ci ha fatto capire che Spezia è un posto dove le regate si vedono dappertutto. E in cui prima o poi si potrebbe davvero portare l’America’s Cup.
Un’ultima considerazione: il Porto è diventato realtà a oltre 30 anni dalla presentazione del primo progetto, grazie a imprenditori emiliani che, nel 2000, hanno rilevato da Fintecna (ex Iri) l’80% delle azioni di ITN, la società titolare delle concessioni. Hanno investito oltre 100 milioni e ora gestiscono il porto. Ricordo bene lo scetticismo e l’incredulità che hanno imperato in città in questi anni. Invece la scommessa è stata vinta. E’ la prova che il nostro futuro sta nella coesione delle forze interne ma anche nell’apertura a forze esterne. In questi anni sono arrivati Ferretti, Baglietto e Perini nella nautica, la Helios nell’area ex Ip… E la Carispe si è aggregata con una consorella esterna molto più grande. Come, superando le resistenze del passato, sta per fare Acam. Il punto è governare questi processi per non avere succursali ma aziende con centri decisionali, radicate nel territorio. Insomma, la città non deve guardare solo a se stessa, ma anche fuori di sé.
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