L’iniziativa su Arillo. Le istituzioni democratiche possono stare da una parte sola
Il Secolo XIX, 2 dicembre 2023
La vicenda del comandante Arillo è emblematica per comprendere ciò che accadde nella Marina dopo l’8 settembre. I tedeschi sbaragliarono in brevissimo tempo l’apparato militare italiano, ad eccezione della flotta, che poté lasciare La Spezia per andarsi a consegnare a Malta agli anglo-americani prima che i tedeschi potessero impadronirsi del porto.
Grazie alle scelte di gran parte della Marina, in quelle ore drammatiche il 63% della flotta seguì le regole armistiziali, e poi partecipò alla guerra di liberazione.
Arillo comandava la base sommergibili di Danzica. L’Ufficio Storico della Marina spiega che iniziarono le discussioni tra favorevoli e contrari alla continuazione della lotta a fianco dei tedeschi. La maggior parte del personale, tra cui Arillo, decise per l’alleanza con i nazisti mentre una minoranza – 6 ufficiali, 2 sottufficiali e 35 sottocapi e comuni – si rifiutò e fu internata nel campo di concentramento di Torun (Stalag XXA).
Arillo, eroe della Regia Marina per le sue azioni precedenti, l’8 settembre tradì la patria. Gli eroi furono i 43 che scelsero il campo di concentramento. Nella “guerra della memoria” sfugge che non c’è una sola Marina, ma la Regia Marina, poi la Marina alleata con i nazisti, infine la Marina Militare: istituzioni differenti, anche se con una continuità.
Arillo fu poi, fino al 25 aprile 1945, uno dei vice della X Mas di Junio Valerio Borghese e porta la responsabilità politica e morale di tutti gli eccidi da essa compiuti, in cui perirono molti eroi della Resistenza spezzina, dai ragazzi del monte Barca uccisi a Valmozzola a Piero Borrotzu “Tenente Piero”.
Sempre fedele a Borghese, Arillo fu tra i fondatori del Fronte Nazionale nel 1968 e, pur non partecipando al tentato colpo di stato del 1970, lo finanziò.
Il passare del tempo non cancella le colpe e le responsabilità degli uomini negli eventi della storia, specialmente se tragici e nefasti.
Ognuno ha il diritto di condividere la propria memoria. Ma le istituzioni democratiche possono stare da una parte sola: dalla parte dell’umanità, della libertà, della giustizia.
Giorgio Pagano
Copresidente del Comitato Unitario della Resistenza
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