Le tante piazze valorizzano la città
Il Secolo XIX – 21 marzo 2010 – Il progetto della nuova piazza Verdi fa discutere. Il concorso per la riqualificazione è stato vinto dall’architetto Vannetti e dall’artista Buren, perché -questa la motivazione della commissione giudicatrice- “il progetto è impostato su una ben avvenuta integrazione tra il lavoro dell’architetto e quello dell’artista”. Anche a me il progetto piace, e l’integrazione sembra ben riuscita. Ovviamente tante cose si potranno migliorare con un percorso partecipativo: l’Urban Center di via Fazio potrebbe così svolgere il ruolo per cui è nato, ascoltando le proposte di coloro che dovranno far vivere la piazza, cioè i cittadini.
Il compito non è semplice: piazza Verdi è uno spazio di confine che deve fare da raccordo tra città dell’Otto-Novecento, centro storico già medievale, fronte a mare. Nel progetto l’attenzione a questa istanza c’è, così come ci sono elementi tipici della contemporaneità. La storia delle città è segnata da innovazioni architettoniche: contro le visioni meramente conservatrici si è sempre imposto il rinnovamento, la sperimentazione di nuovi linguaggi, materiali, tecnologie. E’ giusto lasciare un segno del nostro tempo, per lasciare ai posteri il libro delle testimonianze che regola il succedersi delle società. Come ha scritto Bruno Zevi, “senza il moderno l’antico resta anchilosato, senza il nuovo il vecchio muore”. Forse è per questo che, per me, le piazze più belle della città sono piazza Brin, grazie anche alla fontana di Basaldella, e poi -nel suo piccolo- piazza Garibaldi (appena immortalata da una grande banca in una pagina pubblicitaria sui quotidiani nazionali), anche in questo caso per l’inserimento nell’antico tessuto della fontana di Tarabella. Opere che fecero e fanno discutere, così come spero succeda per la nuova piazza Verdi.
Piazza Verdi diventerà, come mi dicevano Lucio Rosaia e Piergino Scardigli, “la“ piazza della città, cioè la piazza principale e per eccellenza? Subito è difficile, perché il trasporto pubblico sulla direttrice via Veneto – via Chiodo almeno per una fase dovrà restare. La piazza è organizzazione della convivialità, luogo di passeggio, incontro e cultura, e quindi deve essere, per me, pedonale. In futuro piazza Verdi potrebbe diventarlo: la bontà del progetto vincitore sta anche nella sua flessibilità e apertura ai cambiamenti. E poi chissà, se il trasporto pubblico diventasse davvero ecologico…
Oppure può darsi che Spezia si debba accontentare di avere tante piazze, e non “la” piazza, perché la storia non gliel’ha data. Non può esserlo piazza Europa, nonostante che la fontana abbia ripreso il suo posto dopo la profanazione degli anni ’80. E nemmeno possono esserlo, perché troppo piccole, le piazze realizzate negli ultimi anni là dove c’erano solo slarghi di asfalto e macchine (Mentana, S.Agostino, del Bastione, Loggia dei Banchi, Ginocchio, Garibaldi).
Avrebbe potuto esserlo piazza Cavour, se fosse passato il progetto originario di interrare sia il mercato che i parcheggi: ipotesi che fu scartata (ecco una mia sconfitta) perché coalizzò troppe resistenze. Oggi avremmo un mercato più funzionale e una grande piazza pedonale nel cuore della città.
O forse “la” piazza l’avremo nella città futura: nel nuovo fronte a mare. O nel quartiere umbertino, se si riuscirà a realizzare la sede dell’università nella caserma Duca degli Abruzzi. Operazione che avrebbe il “peso” di quelle nel fronte a mare e nell’area ex Ip. E allora piazza Brin riacquisterebbe tutto il suo splendore…
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