La partita Enel decisiva per il futuro
Il Secolo XIX – 13 Luglio 2013 – Il silenzio di gran parte del mondo politico e culturale sul documento approvato dal gruppo istruttorio della Conferenza dei Servizi sul rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) della centrale Enel è preoccupante. Siamo di fronte a un documento che prevede che per altri otto anni l’impianto funzioni prevalentemente con i combustibili più inquinanti, carbone e olio. E’ importante che siano previsti limiti alle emissioni e un osservatorio di controllo (che dovrebbe però prevedere la partecipazione anche delle associazioni dei cittadini). Ma la domanda è questa: è possibile imporre limiti più severi e anticipare la direttiva europea che entrerà in vigore nel 2016, in considerazione della particolarità di una centrale che è nel perimetro urbano? Io la penso come chi ha manifestato il 29 giugno: credo che sia possibile, e che un ruolo importante possa e debba giocarlo il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, a cui spetta l’approvazione definitiva dell’AIA. Credo anche che sia maturo porre la questione della dismissione della centrale in tempi certi. L’AIA dovrebbe stabilire la tempistica del processo, prevedendo la chiusura del gruppo a carbone entro i primi tre anni e la chiusura definitiva dell’impianto nei successivi cinque.
L’Amministrazione Comunale non ha chiesto investimenti consistenti di ristrutturazione ambientale, che consoliderebbero il sito: significa che anch’essa non esclude la prospettiva della dismissione, indicata peraltro nel programma elettorale del Sindaco. A questo punto, però, è bene essere conseguenti: battersi cioè per impedire che la centrale funzioni, per almeno otto anni, senza utilizzare i combustibili meno inquinanti; e per ottenere tempi certi per la dismissione.
I dati, del resto, ci confortano. Il contributo di Enel alla produzione nazionale di energia diminuisce sempre più: il 49,2% nel 2003, il 28,1% nel 2010. Così come diminuisce la produzione delle centrali termoelettriche a carbone e a gas: 238.291 GWh nel 2003, 217.674 GWh nel 2011. Mentre le energie rinnovabili salgono dai 47,571 GWh del 2003 agli 82.962 GWh del 2011. Il futuro, ce lo dimostra la realtà attuale, è nel risparmio energetico e nelle energie rinnovabili; nella fase transitoria si usi il gas, che costa sempre meno. Il Piano energetico nazionale dovrebbe basarsi su questa impostazione.
Certo, negli otto anni di funzionamento si dovranno porre le condizioni affinché la dismissione dell’impianto non comporti problemi occupazionali ma apra la prospettiva di uno sviluppo di tipo nuovo. Enel dovrebbe impegnarsi nel risparmio energetico e nelle rinnovabili. Certamente la dismissione della centrale dischiuderà potenzialità enormi. Già la sola dismissione del gruppo a carbone con l’abbattimento dei carbonili comporterebbe la restituzione alla città della vastissima area in via Valdilocchi, appetibilissima a fini produttivi in quanto vicina all’autostrada e al porto. Inoltre potrebbe essere destinato ad altre funzioni il grande molo che nel porto è destinato alle carboniere che riforniscono la centrale. Il tema della stazione marittima a Levante, che finora non poteva essere posto, diventerebbe argomento di discussione concreta.
La crisi obbliga la città alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo. Serve una rinnovata analisi. E serve una visione, una prospettiva strategica, un orizzonte intorno al quale si possano riconoscere gli spezzini che vogliono il cambiamento. In questo contesto la partita dell’Enel è decisiva.
Giorgio Pagano, Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
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