La lezione di Jacobs l’ufficiale partigiano
Il Secolo XIX, 3 novembre 2014 – Settant’anni fa, la sera del 3 novembre 1944, una squadra di dieci partigiani della Brigata Muccini, in uniforme tedesca e capeggiati da due disertori tedeschi, il Capitano di Marina Rudolf Jacobs e il suo attendente, bussarono alla porta dell’Albergo Laurina di Sarzana, sede della locale compagnia della Brigate Nere, chiedendo di entrare. Il loro scopo era eliminare tutti i militi del presidio, riuniti per la cena. Lo stratagemma però non riuscì, anche perché i fascisti si dimostrarono molto prudenti: Jacobs uccise il piantone, si gettò oltre la soglia ma al secondo colpo la sua arma si inceppò. Nella sparatoria l’ufficiale tedesco rimase ucciso, mentre i fascisti contarono due morti e sei feriti.
Jacobs era un giovane di trent’anni -era nato a Brema nel 1914- che due mesi prima era passato alla Resistenza per riscattare insieme la sua biografia e quella del suo Paese. “Sono pronto a dare la mia vita purché abbia termine questa guerra insensata”, aveva detto presentandosi ai partigiani. Rudolf Jacobs era giunto in Italia nell’autunno del 1943, per fortificare le coste spezzine a Punta Bianca. Si segnalò agli occhi della Resistenza per le requisizioni di derrate alimentari che operava nei confronti degli accaparratori, e per la distribuzione gratuita che ne faceva alla popolazione; e perché non lesinava sulla busta paga degli operai che lavoravano per i tedeschi. Grazie ai contatti favoriti dal lericino Edilio Lupi, Jacobs entrò nella Brigata Muccini il 3 settembre 1944, dopo un incontro con Piero Galantini “Federico”. La naturale diffidenza degli italiani si sciolse presto in fiducia reciproca e amicizia, come ci hanno testimoniato nei loro scritti “Federico” e Paolino Ranieri “Andrea”.
In Italia Jacobs è insignito di medaglia d’argento al valore ed è sepolto a Sarzana, città della quale è cittadino onorario. Oggi, fatta luce sulla sua condizione di disertore, è figura di spicco della campagna per il riscatto dei soldati tedeschi che, in tanti, in Italia, Francia, Russia, disubbidirono agli ordini di Hitler. Sono stato due volte a Brema, ospite del Sindaco, e ho sempre perorato la causa di Jacobs. Ora anche in Germania la sua memoria è uscita dal buio della negazione: il 21 febbraio di quest’anno si è tenuta una importante manifestazione per rendergli onore. Una targa a lui dedicata lo definisce “cittadino di Brema, marinaio e ingegnere civile, ufficiale della Marina Militare tedesca, disertore e partigiano”. Significativa è la frase finale: “Con il suo impegno per la libertà e i diritti umani rappresenta un esempio per i cittadini dell’Unione europea”. Con le stesse parole Luigi Faccini aveva concluso, qualche anno fa, il suo formidabile romanzo storico “L’uomo che nacque morendo”, da cui è stato tratto il bel film dall’omologo titolo: “L’Unione europea ha bisogno di riscoprire i suoi ‘piccoli maestri’. Rudolf Jacobs è uno di loro”. Per questo la sua lezione civile non andrà mai dimenticata.
Giorgio Pagano
Copresidente del Comitato Provinciale Unitario della Resistenza
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