La Caritas supplisce al silenzio dei politici
Il Secolo XIX – 12 aprile 2009 – Con l’amico don Franco Martini, direttore della Caritas, ho visitato la “Cittadella della Pace” di Pegazzano, ormai al nastro di partenza. Gli ex magazzini militari, acquisiti dalla Diocesi, sono stati ristrutturati grazie a finanziamenti europei, regionali e della Caritas, per un totale di quasi tre milioni di euro. Il risultato è straordinario: 2000 mq per iniziative sociali e culturali, il tempo libero dei ragazzi, laboratori e officine per il lavoro. “Un moderno oratorio”, lo definisce don Franco, “aperto alla città”, alla collaborazione con Enti locali, Asl, associazioni.
Un’altra testimonianza del ruolo decisivo della Caritas per una città solidale: tre mense con 50.000 pasti l’anno per i poveri; una struttura dormitorio a Fossamastra, per il recupero sociale e il reinserimento lavorativo di persone in difficoltà; un centro d’ascolto collegato alle parrocchie.
“La povertà sta dilagando”, dice don Franco. Lo ha scritto anche l’assessore Cinzia Aloisini: “le cose stanno peggiorando, e peggioreranno ancora…viene da me gente che mai avrebbe pensato a chiedere aiuto ai servizi sociali”. Alla povertà di chi è sempre stato povero si aggiunge quella di chi è stato benestante e diventa povero: è il 13% degli italiani, diceva l’Istat prima della Grande crisi.
Il Governo fa ben poco per garantire la giustizia redistributiva: le risorse per la cassa integrazione e la social card sono insufficienti, e nel contempo si tagliano i fondi per le politiche sociali dei Comuni. A livello locale si cerca di rimediare con la collaborazione tra istituzioni, volontariato e terzo settore. Soprattutto con quelle realtà, come la Caritas, che si fondano sull’impegno civile e in cui dimensione imprenditrice e sociale sono strettamente unite, senza che la prima prevalga mai sulla seconda.
La Caritas, già impegnata nel microcredito, collaborerà ora all’iniziativa dei Vescovi di un Fondo di soccorso per le famiglie monoreddito in difficoltà. D’accordo con le banche saranno messi in moto prestiti per 300 milioni di euro. Sulla scia del Cardinal Tettamanzi a Milano, la Chiesa interpreta in prima persona la parabola del buon Samaritano. E’ una risposta al problema della protezione sociale dei settori più deboli e della presa in carico delle storie individuali più difficili, che non pretende di sostituirsi alla tutela pubblica ma vuole con essa integrarsi, in un welfare riformato.
Ci sono altre risposte? Il filosofo Juergen Habermas sostiene che la politica democratica -di destra e di sinistra- non si occupa più di “vite spezzate”, che sono ormai di competenza esclusiva della Caritas. La destra, dopo il disastro del neoliberismo, sta ripiegando sul tradizionalismo compassionevole, da Dio/Patria/Famiglia. E la sinistra? La cultura socialista aveva un humus cooperativistico e comunitario. La sinistra, andando verso la cultura liberale, non l’ha sostituita con una cultura altrettanto vitale. Il suo futuro sta in una visione più vicina alla sua tradizione e al suo modo di sentire, pur con il necessario recupero di elementi della cultura liberale: incorporare nel suo progetto la libera realizzazione della persona senza smettere di criticare l’individualismo e il sistema privatistico basato sul profitto, ora che è tramontata l’idea che il mercato non abbia bisogno di correttivi democratici. Si pensi alla nostra città: non ci sono anche due “vecchi”socialisti come Pietro Cavallini della Cis e Gianni Mondini dell’Auser a occuparsi di “vite spezzate”?
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