Ingegneria navale, serve un’azione corale
Il Secolo XIX – 28 Aprile 2013 – In questi giorni si sta giocando una partita importante per il futuro della città. Si intravvede finalmente una via d’uscita dalla situazione di difficoltà del Polo universitario: perduta Informatica, destinata ad esaurimento, e chiuso il biennio di Ingegneria meccatronica, il Polo potrebbe definitivamente consolidarsi con i corsi del IV e V anno di Ingegneria navale, che ora si tengono a Genova. In questo modo la nostra Università, che già ospita il triennio e il biennio di Ingegneria nautica e il biennio di Design nautico, avrebbe tutte le carte in regola per diventare quel “Politecnico delle scienze e tecnologie marittime” che è da tempo nei progetti strategici della città. E Spezia farebbe un altro bel passo avanti per diventare una “capitale marittima del Mediterraneo”, ruolo a cui può aspirare grazie alle presenze della Marina Militare, dell’industria nautica (manca solo lo spazio per il refitting, ma l’area delle ex Casermette è stata acquisita dal Comune proprio per questo), del porto mercantile e di quello turistico. E del Distretto ligure delle tecnologie marine, esempio di collaborazione tra enti di ricerca, Università, imprese, amministrazioni pubbliche, che a partire da Spezia abbraccia l’intera Liguria.
Il tassello decisivo, cioè il trasferimento di Ingegneria navale, sembrava cosa fatta, ma è a rischio. Il consigliere regionale della lista Biasotti Lorenzo Pellerano ha reso noto il memorandum d’intesa tra Marina, Ministero dell’Università e Ricerca, Università, Regione, Comune, Distretto e Promostudi (la fondazione che gestisce il Polo) “per la costituzione del Polo universitario marittimo della Spezia”, che prevede il biennio di Ingegneria navale. Ma lo ha pesantemente attaccato: una parte della politica regionale, dunque, ci ostacola. Serve un’azione corale della città, non nel nome di anacronistici campanilismi ma di un disegno elaborato da tempo, l’unico in grado di dar vita a un polo di competenze scientifiche legate all’ingegneria marittima di eccellenza nazionale, decisivo perché l’industria navale e nautica italiana non sia sopraffatta dalla concorrenza. Noi abbiamo già, infatti, i laboratori: quelli della Marina, ex Mariperman in primis. E i fondi Fas stanziati dalla Regione per gli interventi infrastrutturali necessari. Mentre il Distretto si farebbe carico del problema della carenza dei docenti.
La Facoltà genovese di Ingegneria dovrebbe trasferirsi agli Erzelli, ma mancano i soldi per i laboratori. Per leggere la vicenda è necessario capire, inoltre, che cosa sta accadendo nello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente. L’obbiettivo è il ribaltamento a mare del cantiere e la sua trasformazione in un polo produttivo e di ricerca che ospiti, chiede Fincantieri, anche Ingegneria navale. La nostra forza è che da noi i laboratori ci sono già. E non c’è più la nostra debolezza, quella relativa alla nuova sede del Polo: dopo anni di tira e molla, finalmente la Marina ha accettato l’idea originaria del Comune, cioè l’uso della Caserma Duca degli Abruzzi (ex Maricentro). Avremo un campus nel cuore della città, che contribuirà non poco al suo rinnovamento urbanistico e sociale. Ma dobbiamo fare in fretta, perché nel 2015 scadrà la disponibilità dei fondi Fas.
Ingegneria navale è essenziale per un Paese marittimo. A Messina ha chiuso, a Trieste e a Napoli è in difficoltà. Neppure a Genova se la passa troppo bene. Solo Spezia può salvarla.
Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
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