Il Nobel per la pace alle donne africane
Il Secolo XIX – 18 aprile 2010 – Giovedì scorso, insieme ad altre persone impegnate nella cooperazione internazionale, ho discusso dell’Africa con tanti ragazzi spezzini, in due incontri organizzati dall’Arci. L’Africa che muore di fame, ma anche quella che si sta sollevando. Come accompagnare per mano questo continente, che fare per dargli futuro e speranza?
Ci sono tanti modi per essere utili. Un’occasione è la campagna “L’Africa cammina con i piedi delle donne”. Inizia così l’appello che sta facendo il giro del mondo a sostegno dell’assegnazione del Premio Nobel per la pace 2011 alle donne africane.
In Italia la campagna Noppaw (Nobel Peace Prize for African Women) è sostenuta dal Cipsi, un coordinamento di 42 associazioni che operano nel settore della cooperazione internazionale, e dalla Onlus ChiAma l’Africa. Anche settori della politica si stanno mobilitando: alla Camera, lo scorso 8 marzo, due parlamentari del Pd e due del Pdl hanno annunciato l’impegno del Parlamento.
La proposta è certamente atipica, ma ha lo straordinario valore di lanciare una mobilitazione internazionale per far conoscere il protagonismo delle donne africane e per privilegiare nei rapporti di cooperazione proprio le donne e le loro organizzazioni.
Sono le donne, spiega l’appello, ad avere un ruolo trainante sia nella vita quotidiana che nell’attività economica, sociale e politica. Ogni giorno in centinaia di migliaia percorrono a piedi le strade per portare l’acqua alla famiglia. Poi vanno, sempre a piedi e con i bambini sulle spalle o attorno a loro, al mercato, dove vendono quel po’ che hanno, per portare la sera a casa il necessario per nutrire i figli. Sono in maggioranza le donne a lavorare i campi, anche se non hanno accesso alla proprietà della terra, e a sostenere pratiche agricole ecosostenibili. Sono sempre le donne che hanno organizzato decine di migliaia di piccole imprese attraverso il microcredito. Insomma, le donne sono i motori dell’economia africana, di forme autoctone di sviluppo economico e sociale, dall’agricoltura alla diffusa economia informale delle piccole attività commerciali e artigianali.
Sono migliaia le organizzazioni di donne impegnate nella politica e nelle problematiche sociali. Nella difesa della salute: sono le donne che svolgono spesso formazione sanitaria nei villaggi, contro il morbo dell’HIV e della malaria, che si stanno battendo contro le pratiche tradizionali dell’infibulazione e della mutilazione genitale e per controllare, con la contraccezione, l’esplosione demografica. Nell’impegno per la pace, per mantenere la vita anche nelle situazioni più tragiche, con il rischio di subire violenza e sopraffazione. Sono le donne quelle che con più coerenza assicurano, nell’Africa così segnata dal malgoverno e dalla corruzione, la speranza del cambiamento e della democrazia.
“Le donne – spiega l’appello – sono la spina dorsale che sorregge l’Africa. Senza l’oggi delle donne non ci sarebbe nessun domani per l’Africa”.
E’ un ruolo troppo spesso dimenticato. Il Premio Nobel per la pace avrebbe il significato di far conoscere, valorizzare e proporre come esempio il loro impegno. Esempio per la crescita umana e giusta dell’Africa e del mondo intero.
I cittadini e le associazioni possono fare la loro parte. Così come gli enti locali: sul sito www.nappaw.org è presente il testo di una mozione da presentare nei Consigli. Spezzine e spezzini, serve il vostro aiuto.
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