I buoni esempi della città che resiste
Il Secolo XIX – 18 maggio 2011 – Come sta Spezia? Immagini di Spezia diverse, anzi contraddittorie, ci sono state proposte in queste ultime settimane. Ricordo alcune belle pagine di vita collettiva: la festa per la nuova piazza Saint Bon, un luogo storico restituito alla città, e la festa per la riqualificazione della Palestra nel verde, il polmone verde per chi ama la natura e lo sport. In entrambe le occasioni la città si è mobilitata con le sue tante associazioni e si è ritrovata assieme, in due luoghi simbolo dell’incontro e della socialità. Per la Palestra nel verde le associazioni sono partite da vari punti della città per poi ritrovarsi al Telegrafo: io ero con gli amici di Campiglia e Cadimare, poi abbiamo proseguito con il FAI verso i resti della chiesa medievale di San Martino vecchio a Biassa, che il FAI si propone di recuperare. Qualche mese fa l’Associazione per Campiglia mi aveva coinvolto in un’altra iniziativa meritoria, dedicata ai mulini a vento: siamo stati, infatti, una terra dei mulini a vento, come ci ricorda la struttura restaurata proprio a Campiglia. Anche questo rinnovato interesse per la nostra storia ci fa capire che siamo ancora una “città comunità”.
Ma il momento collettivo più importante è stato l’inaugurazione del Giardino della Pace nel parco 2 giugno: la Consulta delle religioni ha voluto rappresentare il suo percorso di dialogo tra fedi diverse piantando dodici alberi con accanto una targa con un testo ricavato dagli scritti di ogni religione. Una targa più grande accoglie il visitatore con una riflessione sul valore del dialogo per superare i conflitti e sostenere la pace. “La pace -ha detto a nome di tutti la pastora metodista Letizia Tomassone- è l’opposto del dominio, dell’opprimerci, offenderci, disprezzarci, è apertura all’altro, al suo valore, alla sua realtà… è dare fiducia agli altri e a noi stessi come costruttori di una società migliore”. Quegli alberi resteranno come segni di vita consegnati al futuro, come simbolo del fatto che il pluralismo etico e religioso della nostra città, che comprende anche il punto di vista etico di chi non crede, è una preziosa opportunità di confronto e di integrazione con il fine del bene comune. Dentro una cornice: la laicità delle istituzioni, sulla base dei valori della Costituzione. La laicità va pensata come spazio comune di cooperazione tra culture e religioni, tra ragione e fede, per cercare soluzioni condivise ai problemi della vita delle persone e per rendere più giusta la società. E’ uno spirito, quello del Giardino della Pace, che va ben coltivato, perché può dare un contributo importante alla discussione sul futuro della città.
Insomma, c’è una Spezia del civismo e della coesione sociale che resiste alle spinte verso lo sradicamento, la solitudine, la paura. Che pure sono molto forti, come dimostra, per fare l’ultimo, tragico esempio, la morte di Simone, fragile sedicenne. Di droga, come di alcol, ne scorre un mare in città. E si diffonde il fenomeno della “violenza giovanile”. In un Paese che non è per i giovani e in cui molti protagonisti del discorso pubblico sono i primi ad essere privi di ogni etica, ci sono meno anticorpi. Non basta l’efficacia educativa di scuole e famiglie. Interroghiamoci anche sull’orizzonte di senso offerto alle nuove generazioni.
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