Cultura, i Comuni in ordine sparso
Il Secolo XIX 21 giugno 2009 – Lo straordinario successo della Festa della Marineria testimonia una volta di più che il mare è l’elemento fondamentale dell’identità cittadina. Abbiamo riscoperto le nostre radici e acquisito la consapevolezza che il mare è sì risorsa del passato ma anche, in forme nuove, del futuro. Abbiamo più orgoglio e più amore per una città bella e ricca di tesori.
Ma le migliaia di persone che hanno affollato la città ci dicono anche che la cultura e il turismo sono le nostre leve speciali da muovere contro la crisi. Spezia sarà ancora “hard”, città “pesante” dell’industria e del porto; ma sarà sempre più anche città “light”, città “leggera” della cultura e del turismo.
Ora dobbiamo dare a questa nuova vocazione una sostanza coerente. Serve la massa critica necessaria: dopo il centro storico ritrovato (che non è stato solo opera di “abbellimento estetico” ma costruzione del primo mattone dell’economia della città “light”), ora tocca al waterfront, di cui il porticciolo Mirabello è una sorta di anticipazione. Serve poi una nuova mentalità, che superi quella della “saracinesca chiusa”: il frutto di una lunga storia, entrata in crisi trent’anni fa. Non si cambia mentalità in trent’anni, ma le nuove generazioni sono già diverse, più innovative. Ancora: serve un sistema provinciale integrato, che metta a sistema tutte le eccellenze per accrescere attrattività e qualità dei singoli poli dentro un “unicum” che rispetti le autonomie ma garantisca più offerta di servizi, più marketing, razionalizzazione di risorse. Da questo punto di vista ci sono stati passi in avanti nel turismo, dove cresce la consapevolezza che occorre ragionare in termini di area vasta, e che, per esempio, waterfront e progetto Marinella sono connessi. Meno nella cultura, dove i progetti di integrazione provinciale sono stati accantonati, e ogni Comune ha il suo museo, teatro o festival, e quasi non collabora con gli altri. Sarzana sta giustamente elaborando un “piano strategico della cultura”: ma strategico e comunale sono ormai due termini incompatibili tra loro, perché la strategia o è di area vasta o non è. Il progetto presentato dalla Provincia e da 19 Comuni, finanziato dalla Regione con fondi europei, per recuperare siti archeologici, castelli e fortificazioni inverte la tendenza, anche se non affronta il nodo della gestione.
La Festa ci lascia poi un altro insegnamento: non bisogna togliere risorse alla cultura, in base allo sbrigativo assioma per cui in tempi di crisi si tutelano i corpi prima che le menti. E’ la tesi dell’opposizione cittadina, che ha proposto di chiudere i musei per un anno. Ma rinunciare alla cultura significa mettere in ginocchio una vocazione produttiva. E, soprattutto, con quella rinuncia si disconoscono le proprie radici e ci si preclude il futuro.
Nei giorni scorsi, a Roma, ho visitato la bellissima mostra del Beato Angelico, in cui è esposta una Madonna di scuola angelichiana del Museo Lia: anche così la nostra città cambia la sua immagine nazionale e internazionale. Non dobbiamo tornare indietro. La Festa della Marineria ci ha insegnato che è impossibile farlo, perché gli spezzini hanno sperimentato, nella loro esperienza quotidiana, i frutti di un cambiamento che ha migliorato sia l’economia che la qualità della vita. Hanno cominciato ad esserne orgogliosi e a pensarla come lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa: “i musei sono necessari quanto le scuole e gli ospedali, perché curano le menti dalle nebbie dei pregiudizi”.
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