Con il waterfront un salto di qualità
Il Secolo XIX – 01 novembre 2010 – Il processo sull’inquinamento della discarica di Pitelli si tiene a tanti anni di distanza dai fatti. E’ giusto chiedere che si faccia giustizia, e insieme riflettere sulla crisi che colpì la città tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Una crisi profonda del sistema economico: declino dell’industria manifatturiera, disoccupazione, calo demografico. Una crisi che minò l’orgoglio e il senso di appartenenza degli spezzini. E che trovò nella questione ambientale un ulteriore elemento di aggravamento: Pitelli ne fu un simbolo, perché svelò uno scenario di dissipazione del territorio come lascito del vecchio industrialismo. Erano anche gli anni, a proposito di questione ambientale, di un forte conflitto tra la città di levante e un porto enormemente cresciuto in assenza pressoché totale di infrastrutture ferroviarie e viabilistiche.
Ricordo, in quegli anni difficili, che il primo simbolo di riscatto e di reazione fu un evento del tutto inatteso: la nascita del Museo Lia, grazie alla omonima donazione. Il Lia innescò il processo di rinascita della città: la riqualificazione del centro storico, gli altri musei, l’Università. In campo ambientale iniziò l’opera di risanamento, con le tante azioni che ci portarono, nella classifica di Legambiente Ecosistema Urbano, dall’81° posto del 1999 al terzo del 2006 (da allora siamo sempre stati ai primi posti: quest’anno al settimo). La città ritrovò fiducia e scelse, attraverso un forte processo partecipativo, la strada di un’economia plurale: ancora l’industria, sia pure non con il peso del passato e comunque sempre più “tecnologica”; il porto sì, ma non il megaporto che volevano i sostenitori di una nuova monocultura alternativa a quella industriale, bensì uno scalo sostenibile dal punto di vista ambientale e compatibile con le altre vocazioni produttive; e per la prima volta il terziario e il turismo, dopo l’abbandono scaturito dalla scelta industriale otto-novecentesca.
La rinascita è ancora in corso, anche se sta subendo i contraccolpi di un’altra crisi, quella economica mondiale. Molte cose sono state fatte, altre si stanno realizzando, molto resta da fare. In campo ambientale bisogna proseguire le bonifiche, a partire proprio dalla discarica di Pitelli; non arretrare nella lotta all’abuso dell’auto privata e ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’Enel per migliorare ancora la qualità dell’aria e rispettare gli obbiettivi del Piano dell’Unione Europea; continuare ad allacciare utenze al depuratore; implementare la raccolta differenziata; adottare un Piano energetico-climatico e sviluppare la green economy; difendere le colline vincolando gli interventi edilizi al recupero di territorio agricolo.
E nell’economia? La scelta della “varietà” si è dimostrata giusta. La riconversione dell’industria è possibile: dopo i cantieri della nautica al posto di quelli di demolizione, ecco, con tutta probabilità, una fabbrica ad alta tecnologia nell’area dove sorgeva la San Giorgio. Il porto ha ripreso a tirare, mentre il turismo è l’unico settore che non ha risentito della crisi, e con il waterfront farà il salto di qualità.
Insomma, ci aspettano tante sfide, che affronteremo meglio se sapremo tener sempre vivo nella città il sentimento di una grande impresa comune.
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