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Con il waterfront un salto di qualità

a cura di in data 1 Novembre 2010 – 12:43

Il  Secolo  XIX – 01  novembre  2010 – Il processo sull’inquinamento della discarica di Pitelli si tiene a tanti anni di distanza dai fatti. E’ giusto chiedere che si faccia giustizia, e insieme riflettere sulla crisi che colpì la città tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Una crisi profonda del sistema economico: declino dell’industria manifatturiera, disoccupazione, calo demografico. Una crisi che minò l’orgoglio e il senso di appartenenza degli spezzini. E che trovò nella questione ambientale un ulteriore elemento di aggravamento: Pitelli ne fu un simbolo, perché svelò uno scenario di dissipazione del territorio come lascito del vecchio industrialismo. Erano anche gli anni, a proposito di questione ambientale, di un forte conflitto tra la città di levante e un porto enormemente cresciuto in assenza pressoché totale di infrastrutture ferroviarie e viabilistiche.
Ricordo, in quegli anni difficili, che il primo simbolo di riscatto e di reazione fu un evento del tutto inatteso: la nascita del Museo Lia, grazie alla omonima donazione. Il Lia innescò il processo di rinascita della città: la riqualificazione del centro storico, gli altri musei, l’Università. In campo ambientale iniziò l’opera di risanamento, con le tante azioni che ci portarono, nella classifica di Legambiente Ecosistema Urbano, dall’81° posto del 1999 al terzo del 2006 (da allora siamo sempre stati ai primi posti: quest’anno al settimo). La città ritrovò fiducia e scelse, attraverso un forte processo partecipativo, la strada di un’economia plurale: ancora l’industria, sia pure non con il peso del passato e comunque sempre più “tecnologica”; il porto sì, ma non il megaporto che volevano i sostenitori di una nuova monocultura alternativa a quella industriale, bensì uno scalo sostenibile dal punto di vista ambientale e compatibile con le altre vocazioni produttive; e per la prima volta il terziario e il turismo, dopo l’abbandono scaturito dalla scelta industriale otto-novecentesca.
La rinascita è ancora in corso, anche se sta subendo i contraccolpi di un’altra crisi, quella economica mondiale. Molte cose sono state fatte, altre si stanno realizzando, molto resta da fare. In campo ambientale bisogna proseguire le bonifiche, a partire proprio dalla discarica di Pitelli; non arretrare nella lotta all’abuso dell’auto privata e ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’Enel per migliorare ancora la qualità dell’aria e rispettare gli obbiettivi del Piano dell’Unione Europea; continuare ad allacciare utenze al depuratore; implementare la raccolta differenziata; adottare un Piano energetico-climatico e sviluppare la green economy; difendere le colline vincolando gli interventi edilizi al recupero di territorio agricolo.
E nell’economia? La scelta della “varietà” si è dimostrata giusta. La riconversione dell’industria è possibile: dopo i cantieri della nautica al posto di quelli di demolizione, ecco, con tutta probabilità, una fabbrica ad alta tecnologia nell’area dove sorgeva la San Giorgio. Il porto ha ripreso a tirare, mentre il turismo è l’unico settore che non ha risentito della crisi, e con il waterfront farà il salto di qualità.
Insomma, ci aspettano tante sfide, che affronteremo meglio se sapremo tener sempre vivo nella città il sentimento di una grande impresa comune.

lontanoevicino@gmail.com

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