Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Centro città in bilico tra storia e mercato

a cura di in data 24 Agosto 2008 – 17:25

Il Secolo XIX – 24 agosto 2008 – I centri storici delle città si svuotano, perdono residenti a vantaggio di uffici e banche. Rischiano di ridursi a involucri senza vita, inquinati dal traffico. Un libro di Paolo Berdini, ”La città in vendita”, racconta questo abbandono a Roma: 370.000 abitanti entro le Mura nel 1951, diventati oggi meno di 100.000. Quello romano è il paradigma di quasi tutti i centri storici italiani. Dati simili riguardano Firenze, Venezia, Perugia, Urbino e tante altre città.
In questo contesto disarmante ci sono poche eccezioni, tra cui La Spezia. Nel nostro centro storico lo spopolamento è stato forte in passato, ma poi il calo è molto rallentato, fino a un lievissimo incremento nell’ultimo decennio.
Il motivo è stato l’aver innescato processi di qualificazione, recupero e riuso che hanno migliorato la qualità del vivere e dell’abitare in questa parte della città, che ha così cominciato a riconquistare quella complessità di funzioni -abitative, commerciali, culturali, sociali, ricettive- che l’aveva resa vitale in passato.
Si pensi solo a che cos’era il centro storico fino a pochi anni fa: asfalto e macchine dappertutto, dove ora ci sono piazze e vie pedonali, pavimentate con la nostra pietra storica. O a come erano degradati gli edifici che oggi ospitano il Museo Lia, la Palazzina delle Arti, il Museo Diocesano, il Camec, l’albergo al Poggio…
Le funzioni del centro storico si incrementeranno con il suo ricongiungimento con il fronte a mare recuperato, che è stato concepito come luogo di estensione del tessuto urbano del centro storico verso il mare.
Ma non dobbiamo dimenticare che era soprattutto l’equilibrio tra i ceti sociali a garantire al centro storico ricchezza di relazioni. Ecco perché è decisivo realizzare, con il recupero e il riuso, alloggi per tutti, anche per i ceti più deboli. Su questo c’è ancora molto da fare anche alla Spezia: perché residenze per tutti nei centri storici significa andare contro le tendenze del mercato. Lo seppe fare la cultura liberale degli inizi del ‘900 quando, di fronte al problema abitativo per le famiglie povere, creò gli Istituti per le case popolari e fornì regole al mercato e allo sviluppo delle città. I progetti del Comune per il quartiere umbertino sono, da questo punto di vista, dei buoni esempi: si recupereranno nuovi alloggi popolari e in alcune vie si riutilizzeranno i fondi a pianterreno per favorire l’insediamento di botteghe artigiane e di negozi di quartiere, anch’essi elementi connotativi dei centri storici.
E’una piccola prova che si può guarire dalla grande amnesia provocata in Italia dal neoliberismo, che sembra  purtroppo caratterizzare anche le politiche della casa del nuovo governo. Il governo Prodi, per la prima volta dopo molti anni, aveva stanziato per la casa 550 milioni, che erano già stati distribuiti alle Regioni in base alle necessità segnalate dai Comuni: 12.000 alloggi pubblici da ristrutturare e destinare ai ceti popolari. Ora Tremonti ha bloccato tutto e “requisito” queste risorse  per un imprecisato “piano casa”. La destinazione sembra molto diversa:  non si distingue più tra pubblico e privato, né tra affitto e proprietà. Il rischio è che si vada verso la fine dell’edilizia sociale. E che il mercato senza regole faccia  perdere l’anima alle nostre città.

lontanoevicino@gmail.com

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