C’è la crisi, ma c’è anche chi assume
Il Secolo XIX 26 luglio 2009 – La crisi economica sta mettendo molte aziende in difficoltà: cassa integrazione, prepensionamenti, licenziamenti. Ma c’è chi va controcorrente e assume, come il gruppo CALL & CALL. Il suo presidente e fondatore Umberto Costamagna ha annunciato nei giorni scorsi che l’azienda ha acquisito una importante commessa, aggiudicandosi la gara per la gestione dell’assistenza telefonica di Coop Italia. 50 lavoratori saranno assunti entro l’anno a tempo indeterminato. CALL % CALL, la più grande realtà occupazionale privata della provincia, cresce ancora: 730 dipendenti, 575 a tempo indeterminato e 170 collaboratori a progetto. L’età media è 36 anni, l’84% sono donne. L’azienda muove 8 milioni di stipendi all’anno.
Costamagna è spezzino: “emigrato” a Milano a 22 anni è stato dirigente d’azienda per poi mettersi in proprio e fondare, a Milano nel febbraio 2002, un call center. Il successo comportò la scelta di un altro sito, e Umberto ritornò così alla sua città d’origine. Comune e Camera di Commercio dimostrarono attenzione, e Antoniana, la società del Comune che stava infrastrutturando la parte pubblica dell’area ex Ip, offrì la sede di Via Fontevivo, che divenne operativa nel settembre del 2002. Ora la holding ha 8 sedi in Italia, 2000 occupati di cui 1650 a tempo indeterminato, 33 milioni di fatturato.
Costamagna è un imprenditore attento al coinvolgimento dei dipendenti e alla qualità del lavoro. Ricordo che, con l’impegno dell’assessorato alla “buona occupazione” del Comune, fu siglato un importante accordo sindacale per la stabilizzazione del personale, ben prima dell’iniziativa del ministro Damiano per la qualificazione del settore dei call center. Insomma, fummo dei precursori dell’impegno contro la precarietà del lavoro. Nell’azienda si è costituita una associazione no profit per il commercio equo e solidale: la spesa si fa dalla postazione di lavoro. Dagli inizi del 2010 il personale opererà nei nuovi locali delle Pianazze, oltre 3.000 mq per postazioni e uffici ma anche per un asilo nido e un punto ristoro per i dipendenti.
I problemi per il settore, però, non mancano. “Dal 2003 al 2008 i costi del personale sono aumentati, l’indice è salito da 100 a 113 -mi spiega Umberto, che dirige l’associazione delle imprese del settore- ma i prezzi, per la concorrenza sleale di aziende poco serie e per le gare al massimo ribasso di certa committenza, anche pubblica, sono diminuiti da un indice 100 a 93”. Il Governo dovrebbe avere una politica per il settore, agire sulla committenza, premiare chi assume: ma di tutto questo non c’è traccia. Eppure si tratta di aziende indispensabili all’economia, che gestiscono la parte più importante di un‘impresa, il suo rapporto con il cliente. In Italia hanno un miliardo di fatturato e 80.000 dipendenti. E la professione non va svilita: si ricevono o si fanno telefonate per incrementare l’economia.
E a Spezia? Costamagna propone che la città si caratterizzi come piccolo polo di eccellenza del settore dei call center. Ci sono già due aziende importanti -l’altra è Comdata, che attraversa una fase difficile- che vanno aiutate a crescere. E poi si potrebbe dar vita a una scuola di formazione per operatori dei call center.
L’economia legata al mare è certamente la nostra vocazione principale. Ma nel contesto dell’economia della varietà, in cui tutte le vocazioni hanno uno spazio. Come ha detto Obama al New York Times il 7 maggio scorso “un’economia sana deve avere un’ampia varietà di lavori”.
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