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“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
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Arsenale, è urgente decidere il futuro

a cura di in data 6 Settembre 2009 – 18:26

Il  Secolo XIX    6 settembre 2009 – Molti lettori hanno commentato l’articolo sulla compatibilità tra Arsenale e turismo. Per condividerlo o per esprimere dubbi: secondo alcuni il rilancio dell’Arsenale è la priorità; per altri, invece, la battaglia è perduta.

La questione è complessa. Il peso del settore militare è rilevante: siamo uno dei territori nazionali più dipendenti dalle attività industriali della difesa. Lo dimostra il numero degli occupati sia militari che civili. La base navale è una ricchezza per la città.

Ma andando avanti così questa risorsa scomparirà. Il depauperamento prosegue, fino all’agonia. Nel 2007 il sottosegretario Forcieri disse: “Secondo gli studi del Ministero, un Arsenale nelle condizioni di quello spezzino, se non si rinnova, ha  al massimo cinque anni di vita”.

Per rinnovarsi l’Arsenale ha bisogno di investimenti in strutture e in tecnologie e di assunzioni di personale. Cioè di tanti soldi che lo Stato non ha. E che potrebbe avere vendendo ciò che di prezioso la Marina ha e che non le serve più: i ricavi verrebbero utilizzati per ammodernare la base navale. E’ ciò che si è impegnato a fare, nei mesi scorsi, il Ministro della Difesa in visita alla città.

Ecco perché la compatibilità Arsenale-turismo non è solo possibile ma necessaria. Con la regia pianificatoria degli Enti locali i privati potrebbero acquisire per attività turistico-nautiche le aree che non servono più alla Marina, con un duplice risultato: sviluppare l’occupazione in nuovi settori e far sì che lo Stato abbia i finanziamenti per trasformare l’Arsenale in un polo di eccellenza tecnologica e industriale.

Questo polo è realizzabile attraverso una forte sinergia con le grandi imprese di costruzione che operano a Spezia, a partire da Fincantieri e Finmeccanica. Lo sviluppo tecnologico ha fatto crescere la complessità del sistema-nave e soprattutto della sua componente elettronica. Si tratta di tecnologie in rapida evoluzione che richiedono una capacità che si trasferisce sempre più tra i costruttori. Ritorna il tema della carenza di risorse da parte dello Stato, e quindi della collaborazione con le grandi imprese, che possono apportare capitali e know how. L’idea di Bono, a.d. di Finacntieri, è molto chiara: “creiamo una società in comune con la Marina per gestire gli Arsenali”. Non si può non discuterne.

Si profila un nuovo ruolo per l’Arsenale: una struttura  aperta all’impresa privata. E che valorizzi anche il sistema locale della piccola e media impresa che, organizzandosi in consorzi, punti ad una sempre maggiore qualificazione.

Gran parte dell’Arsenale sarebbe ancora base navale, con una parte di aree in co-uso con i privati; e tutte le aree dalle vasche di S. Vito al “campo in ferro” tornerebbero alla città, così come l’aeroporto di Cadimare, per lo sviluppo turistico-nautico del Ponente.

Intanto, però, i mesi passano. Il Ministero della Difesa ha preso degli impegni, ma poi? Ha sottoscritto un accordo con il Ministero dello Sviluppo economico per un generico “rilancio produttivo degli Arsenali”. Mentre il Cramm (Comitato per la riconversione degli Arsenali) ha prospettato due opzioni: una con due Arsenali maggiori, Taranto e Spezia, l’altra con un unico Arsenale, Taranto, e Spezia semplice struttura di supporto. E ha proposto un nuovo contratto per il personale, più “a carattere industriale”.

Qualcosa si muove, ma potrebbe anche andare contro l’interesse della città. Il futuro non può attendere, la mobilitazione unitaria della città serve più che mai.

lontanoevicino@gmail.com

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