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Area IP, commercio e crisi dei consumi

a cura di in data 14 Marzo 2010 – 10:06

Il  Secolo  XIX – 14  marzo  2010 – Alla cerimonia per la “prima pietra” del progetto di trasformazione dell’area ex Ip mi è venuta in mente una domanda che mi fece Maurizio Mannoni presentando il mio libro “Orgoglio di città”: “che cosa proverai quando i progetti a cui hai dedicato tanto impegno saranno realizzati da altri?”. Gli risposi che sarei andato alle inaugurazioni felice: la realizzazione dei grandi progetti dura per molti mandati, e si sorregge su una inevitabile continuità tra amministrazioni (Varese Antoni mi diceva che “il concetto di discontinuità, nella vita amministrativa, non esiste”). Ognuna, poi, porta il suo contributo, anche innovativo. Il progetto dell’area ex Ip nacque in una fase che vide come sindaci Montefiori, Burrafato e Bertone, che fu protagonista anche come assessore all’urbanistica dei primi due. Allora si pensava a un utilizzo anche industriale dell’area, ipotesi poi superata dalla scelta di puntare a uno sviluppo terziario e turistico della città. Decidemmo, con il sindaco Rosaia, di destinare all’industria altre aree dismesse, come quelle ex Oto Melara. La parte pubblica dell’area ex Ip, di proprietà della società Antoniana, fu recuperata a fini produttivi, sì, ma terziari: sono i 5 manufatti di via Fontevivo, un centro con 60 imprese e 950 lavoratori, a cui si aggiungeranno altri 4 edifici, per 50 imprese e 500 occupati. Ferma restando la vocazione terziaria-turistica dell’area, io stesso, a un certo punto, innovai sulla previsione del grande albergo: lo pensai non più nell’area ex Ip, ma nel fronte a mare, l’altra grande area che avevamo iniziato a progettare.
Ricordo una mia battuta a Mannoni: “se mettessi insieme tutte le riunioni sull’area ex Ip, arriverei a un anno”. Vicina alla realtà, perché all’origine ci fu un “pasticciaccio”. Nel corso della dismissione della raffineria, una piccola porzione del sito fu riconosciuta inquinata e fu bonificata; ma dopo la vendita dell’area da Agip a Grifil emerse che l’inquinamento era molto più esteso. Si aprì il contenzioso tra Agip e Grifil. Il Comune ingiunse ad entrambe di bonificare. Iniziò Grifil, ma si interruppe. Toccò ad Agip, e poi alla nuova proprietà, la Helios, con accanto società di prima grandezza nel mondo: il gruppo finanziario ING e Sonae Sierra, specialista nel settore dei centri commerciali e del tempo libero. Finalmente, dopo molti tentativi falliti, Agip aveva trovato gli acquirenti “giusti”. E’ iniziata la bonifica, ed è partito il primo cantiere, quello de “Le Terrazze”, un centro di alta qualità, anche architettonica, unico nel suo genere nel Levante ligure e in Versilia. Conterrà 107 unità commerciali, un ipermercato Coop, 16 ristoranti e bar e un centro fitness. E’ solo il primo passo: seguiranno abitazioni, uffici, una piscina, una scuola, un grande parco pubblico. Il tutto per attrarre flussi esterni e la crescente utenza turistica (1,5 milioni di visitatori annui).
Ora va messo in atto il progetto di connessione con il centro storico e il fronte a mare: trasporto pubblico, percorso pedonale nel verde, parcheggi, promozione unitaria. Tutta la città ne trarrà vantaggio. Anzi, tutta la provincia. E’così piccola che il campanilismo tra noi non ha senso: se cresce il capoluogo cresce tutto il comprensorio.
La preoccupazione è un’altra: la crisi ha prodotto, anche da noi, una perdita di posti di lavoro che ha fatto scendere il livello dei consumi. Bisogna porre un freno alla crisi italiana anziché negarne l’evidenza, come fa chi manovra il timone.

lontanoevicino@gmail.com

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